Preoccupazione

Sindacato dei medici d’emergenza all’attacco: “Inaccettabile la situazione del Santa Corona”

"Bene gli investimenti e il restyling dell'ospedale, ma per un Dea di II livello la cosa fondamentale sono le risorse umane e professionali"

coronavirus santa corona

Pietra Ligure. Il Sindacato Professionisti Emergenza Sanitaria (SPES) denuncia la condizione di grave disagio in cui versano i medici, infermieri ed operatori socio-sanitari del DEA di II livello dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure.

“Come ben sa la numerosa utenza questo personale opera in silenzio con professionalità ed umanità a salvaguardia della vita e della salute della popolazione residente e turistica del ponente ligure da moltissimi anni – afferma il sindacato -. Ma mentre un tempo poteva recarsi a svolgere il suo impegnativo lavoro con la coscienza serena e l’orgoglio di svolgere un servizio di fondamentale utilità medica e sociale oggi fa lo stesso con la paura nel cuore. Avete mai visto un team di sportivi professionisti affrontare un campionato mondiale con un allenatore facente funzioni? Avete mai visto un esercito scendere in battaglia con un generale facente funzioni? Il team di professionisti dell’emergenza del DEA di Santa Corona ha affrontato l’emergenza covid-19 con un direttore facente funzioni. E ne è pure uscito a testa alta, ma solo grazie alla professionalità, alla umanità, allo spirito di servizio ed al puro e semplice coraggio di tutti i suoi operatori”.

“E non solo: tale facente funzioni ha sostituito un altro facente funzioni, in carica fin dal febbraio 2017; ciò quando la normativa contrattuale nazionale prevede per un facente funzioni una durata massima di sei mesi, solo in casi eccezionali prorogabile ad un anno! Un facente funzioni non è, perché non può esserlo, un direttore effettivo e senza un direttore effettivo la squadra è costretta ad autogestirsi, con – tra l’altro – il conseguente aggravio di responsabilità: le tre ore e trenta minuti settimanali da dedicarsi – per contratto – non all’assistenza ma all’aggiornamento sono quotidianamente disattese, costringendo il personale ad aggiornarsi sottraendo tempo agli affetti ed al riposo”.

Il segretario sindacale Giorgio M. Cortassa sottolinea: “Aggiungete questo ai turni massacranti diurni, notturni e festivi, fatti senza alcuna pausa di ristoro, alla riduzione dei posti letto e del personale, alle difficoltà con i riposi e le ferie, all’aumento progressivo delle conoscenze e competenze tecnico scientifiche di cui oggi è potenzialmente capace la medicina d’emergenza, all’elevato rischio professionale insito in un servizio ove si decide, nel giro di minuti, della salute o della invalidità permanente, della vita o della morte e poi chiedetevi per quale ragione sia oggi così difficile reperire personale che voglia ancora svolgere questo servizio. Per operare al massimo livello in medicina d’emergenza è sempre stato necessario uno stato mentale speciale fatto di alta professionalità, spirito di servizio e abnegazione; ma oggi purtroppo tutto ciò è superato, demolito dalla grave disattenzione nei confronti di tale personale”.

“Se il mio lavoro e la mia vita diventano un insopportabile martirio sono mio malgrado costretto a cambiare: per tale motivo tanti bravi giovani medici, infermieri e operatori dell’emergenza, seppur altamente preparati e motivati, sono oggi troppo spesso costretti a cercare altri sbocchi professionali. In tale contesto la chiusura del punto nascite (è di oggi la tragica notizia relativa ad un parto in ambulanza con esito infausto) e del pronto soccorso pediatrico – con il patetico affidamento a cooperative di parte del servizio – rappresentano la bandiera bianca, la sconfitta, la rinuncia al proprio ruolo istituzionale fondamentale, l’ultima spiaggia di questa insopportabile decadenza. Affidereste mai a una cooperativa il servizio dei vigili del fuoco? Affidereste mai a una cooperativa il servizio h24 delle forze dell’ordine e della difesa?”.

“Il servizio della medicina d’emergenza è un servizio h24/365 giorni all’anno ad alta intensità svolto a tutela permanete della popolazione, assimilabile in molti aspetti a quelli citati. E non può essere svolto efficacemente da nessuna cooperativa. A fronte di tutto ciò con ulteriore preoccupazione leggiamo su IVG.it che l’attuale nuovo direttore generale della ASL2 avrebbe individuato nel “campanilismo” uno dei maggiori ostacoli al buon lavoro della Asl”.

“E che il toccasana per il Santa Corona sarebbero gli investimenti plurimilionari in equipaggiamenti biomedici ed in rinnovo di infrastrutture. In realtà, come ben sa ogni manager che abbia realizzato un qualunque programma anche di seppur minimo rilievo, il punto fondamentale di qualsiasi progetto è sempre stato, è e sempre sarà la risorsa umana. Perché muri ed equipaggiamenti, da soli, non fanno proprio niente. Pertanto lo SPES a nome dei suoi iscritti si augura e chiede che al personale dell’emergenza medica, non solo del Santa Corona, ma di tutta la Asl 2, operante sia in ospedale nei vari DEA e PPI sia sul territorio sia prestata l’attenzione che merita e che vengano ripristinate nel minor tempo possibile condizioni di lavoro sostenibili, gratificanti ed in linea con la normativa in vigore a tutela del personale stesso ed anche e soprattutto per la popolazione” conclude l’esponente sindacale dei medici d’emergenza.