Liguria. “Ogni giorno circa il 10% delle persone che si rivolgono al pronto soccorso lo fanno per patologie che temono essere collegate alla vaccinazione da Covid“. A rivelarlo, durante il punto stampa Covid del venerdì sera in sala trasparenza, è Angelo Gratarola, responsabile del dipartimento regionale emergenza urgenza.
Questo è l’unico aspetto preoccupante, al momento, a fronte di un trend positivo. “Si chiude una settimana di fatto con gli ospedali praticamente vuoti da pazienti covid – dice l’esponente della task force di Alisa – ormai sono rimasti, anche nelle terapie intensive, numeri molto piccoli di pazienti, che sono ormai negativizzati e con forme croniche innescate dal Covid ma dove sono subentrate altre criticità legate alla fragilità degli stessi pazienti”.
“I pronto soccorso non vedono più circolare Covid da settimane – sottolinea – e questo è sicuramente il segno più importante, però bisogna rilevare che le strutture lavorano in maniera abbastanza intensa per patologie differenti”.
Dal 5 al 16 giugno al San Martino – è l’esempio portato da Gratarola – ci sono stati 280 pazienti con una patologia legata alla paura e all’ansia di complicanze vaccinali, forme cefalalgiche o dolori addominali e così via. “Tenendo conto che gli accessi al pronto soccorso sono circa 200 al giorno significa che più del 10% dei passaggi è rappresentato da problemi legati a timori, questo accade al San Martino ma anche in altri ospedali”.
Nella grande maggioranza dei casi, si tratta di pazienti che non hanno nulla. “Nessuna di queste persone aveva realmente complicanze legate alla vaccinazione – osserva Gratarola – ma comunque in ospedale è necessario portare avanti tutta una serie di indagini, questo comporta un grande lavoro per mettere in sicurezza e rassicurare la popolazione”.
Gratarola ricorda che “Le complicanze gravi e purtroppo fatali di queste campagne vaccinali massicce rimangono eventi estremamente rari e questo va sottolineato per evitare che un’epidemia di paura legata all’ansia e alla tensione porti a riversare centinaia e centinaia di pazienti presso i pronto soccorso in qualche modo mettendoli in difficoltà rispetto al trattamento di altre patologie più gravi”.