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Zona gialla, ristoranti e bar riaprono tra regole ferree e divieti: l’esempio del Caffè Roma di Albenga

Il titolare: “In tanti non hanno capito, ma ad esempio il servizio al banco non esiste e non è contemplato dal decreto”

Albenga. Domenica mattina (ieri) di lavoro e studio per i tanti titolari e gestori di bar del savonese e non solo, tra dehors da allestire e nuove normative da capire a fondo per far sì che vengano rispettate e che i sacrifici fatti non vengano vanificati. 

Tra loro anche il titolare dello storico Caffè Roma di Albenga, Luca “Nico” Ferrara, che ha trascorso il weekend proprio a preparare l’esterno del suo locale in vista delle riaperture e che ha voluto concedere un’intervista a IVG.it per affrontare il tema nel dettaglio. 

“Si riapre dopo aver capito come farlo e come dobbiamo lavorare, – ha esordito. – Dovremmo fare servizio al tavolo solo in esterno fino alle 22 e, invece, fino alle 18 anche con l’asporto. Quindi dalle 18 in poi non si potrà fare asporto perché quest’ultimo, aggiunto al servizio al tavolo, rischierebbe di creare assembramenti con gente in piedi davanti e nelle vicinanze del locale e altri seduti”. 

Caffè Roma Albenga

“Nota importante, che in molto forse non hanno compreso, è che il servizio al banco e all’interno del locale non esiste e non è contemplato dal decreto: si può fare solo servizio al tavolo all’esterno, naturalmente per chi ha la fortuna di avere un dehors e l’asporto solo fino alle 18 perché dopo quell’orario è vietato”, ha aggiunto. 

“Ovviamente speriamo che ci tolgano tutti questi limiti e che ci facciano lavorare a pieno regime al più presto perché siamo al limite e allo stremo delle forze sia economiche che psicofisiche. Spero sia l’ultimo decreto con limitazioni e che si possa tornare a ripartire in modo completo e fare il nostro lavoro. Questi decreti limitano gli assembramenti, ma a mio parere le vere criticità sono nei trasporti pubblici ed è  lì che si generano situazioni di pericolo in termini di contagio”. 

“Chi non ha spazio esterno non lavora e fa solo l’asporto: potevano consentire un limite interno di un 50% della capienza a chi non ha dehors e non creare questa sorta di conflitto. Immagino la rabbia nel vedere i locali che hanno grandi spazi, nelle piazzette ad esempio, con assembramenti esterni e chi non ha dehors senza nemmeno la possibilità di lavorare”, ha concluso il titolare del Caffè Roma. 

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