Savona. Emetteva certificati medici falsi per “aiutare” gli extracomunitari che non si presentavano in Prefettura entro i termini prestabiliti per richiedere il permesso di soggiorno; inoltre, dichiarava di effettuare visite domiciliari a casa dei suoi pazienti (visite in realtà mai fatte) per richiedere maggiori rimborsi all’Asl. La sua attività illegale, però, è finita nel mirino degli uomini del nucleo investigativo della compagnia dei carabinieri di Savona.
A finire nei guai è un 50enne medico savonese, P.R., che ora deve rispondere delle accuse di falso materiale e falso ideologico, accuse per le quali (così come previsto dalla misura cautelare emessa dal tribunale di Savona) è stato anche sospeso dall’esercizio della professione medica per tre mesi.
L’indagine, coordinata dal capitano Alberto Azara, ha preso le mosse dalla “Operazione Piramide”, che due anni fa aveva portato all’arresto di dieci persone per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e aveva finito per coinvolgere anche l’ex vice prefetto di Savona Andrea Giangrasso.
Secondo quanto accertato dai carabinieri nel corso di quell’indagine, agli stranieri che accettavano di pagare una certa somma veniva data una mano a “sanare” la loro posizione rispetto alla legge sull’immigrazione attraverso un escamotage suggerito proprio da Giangrasso: farsi rilasciare da un medico compiacente un certificato per giustificare la loro mancata presentazione allo sportello entro gli 8 giorni dal loro ingresso in Italia.
Secondo quanto accertato, P.R. aveva emesso una serie di certificati medici falsi a favore di due egiziani al fine proprio di sanare la loro mancata presentazione in Prefettura entro il periodo stabilito per il permesso di lavoro.
Ma le attività illecite del professionista non si fermavano qui. Secondo quanto accertato dai militari, infatti, il medico richiedeva all’Asl2 savonese l’assistenza programmata (cioè le visite a domicilio) per pazienti anziani o che secondo lui non erano in grado di deambulare e quindi di raggiungere in autonomia lo studio medico. Effettuare queste visite comporta, per il medico, un rimborso da parte dell’Azienda Sanitaria. Peccato che nessuno dei pazienti in questione avesse chiesto o fosse minimamente a conoscenza del fatto di essere oggetto di questa assistenza programmata.
Motivando le necessità delle visite domiciliari di due pazienti, ad esempio, il medico aveva affermato che uno era affetto da Alzheimer, mentre l’altro non era in grado di deambulare. Contattati dai carabinieri per la deposizione, entrambi si sono presentati al comando provinciale al volante della loro auto.
Non solo: il medico ha dichiarato di effettuare anche tre o quattro visite al mese per ciascun paziente quando in realtà ne effettuava molte meno (se non nessuna). Il professionista vidimava da solo i registri delle visite. I militari hanno accertato che il medico aveva già compilato i moduli per visite ancora da effettuare.
I carabinieri hanno sequestrato 12 mila euro di rimborsi depositati sul conto del dottore.
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