Regione. “I cinghiali abbattuti sono meno della metà dei 28mila previsti dalle associazioni venatorie. Ma proprio quest’ultime hanno deciso di non usufruire della proroga della stagione di caccia al 31 gennaio”.
È questo il pensiero di Cia Liguria, dalla quale hanno proseguito: “Così mentre gli animalisti continuano a proporre sistemi di protezione come i recinti alla colture che – oltre ad essere palesemente inefficaci – trasformerebbero il nostro sistema agricolo in una sorta di riserva indiana, l’ultima beffa arriva del mondo della caccia. Nel mezzo sempre gli stessi: agricoltori e allevatori che subiscono quotidianamente la distruzione dei propri raccolti e lo scempio delle proprie mandrie, sotto costante assedio da parte di quegli stessi cinghiali che le associazioni venatorie si erano impegnate ad abbattere”.
“Animalisti e cacciatori discettano di tutela dell’ambiente. Ma di chi quell’ambiente lo preserva – giorno dopo giorno – con fatica, disagi, soddisfazioni che spesso non ripagano del duro lavoro -non parla quasi mai nessuno. Così agricoltori e gli allevatori soccombono. E visti i ripetuti incidenti anche autostradali molte altre persone sono a rischio”.
“Da anni ormai denunciamo l’insostenibilità del peso eccessivo degli animali selvatici sul sistema agricolo e sul tessuto sociale delle aree rurali. Da parte nostra abbiamo messo in atto ogni tentativo utile a creare un clima di collaborazione, non ultima l’iniziativa di questa estate quando, grazie a diversi incontri sul territorio, abbiamo coinvolto decine di sindaci, e predisposto un documento di richieste avanzato a Regione Liguria”.
“Diamo atto all’assessore regionale Mai di essersi assunto la responsabilità di prorogare il calendario venatorio, ma questo non è abbastanza: è fondamentale che il Consiglio Regionale ed il Presidente si rendano disponibili ad un incontro con la nostra associazione ed i sindaci, consci che il problema non è più gestibile attraverso l’ordinaria attività venatoria”.
“Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alle nostre richieste. Abbiamo atteso abbastanza. I problemi degli agricoltori non possono attendere oltre. Siamo determinati a combattere, ancora e di più, per la sostenibilità del sistema rurale ligure e nazionale. Un problema che coinvolge la Liguria e tutte le altre regioni”.
“È’ giunto il momento, – ha aggiunto Dino Scanavino, presidente Nazionale Cia, – di affermare che i palliativi non servono e che occorre legiferare d’urgenza per determinare la drastica riduzione degli animali selvatici che popolano il territorio nazionale. A fronte di risposte evasive, approfondimenti inappropriati e denaro pubblico mal impiegato, chiediamo alla politica di mettere gli agricoltori nella condizione di raccogliere il frutto delle loro semine e delle loro fatiche e di consentire agli allevatori di dedicarsi alle proprie mandrie”.