Reati fiscali

Inchiesta sulla F.G. Riciclaggi, concessi i domiciliari a Claudio Busca

L'imprenditore era in carcere da un mese: il gip ha concesso l'attenuazione della misura cautelare, resta in carcere invece il suo collaboratore Narciso Cova

Cairo Montenotte. Da ieri pomeriggio Claudio Busca non è più in carcere, ma agli arresti domiciliari. Lo ha deciso il gip Alessia Ceccardi al quale i legali dell’imprenditore, coinvolto nell’inchiesta per reati fiscali che ha travolto la F.G. Riciclaggi di Cairo Montenotte, avevano chiesto un’attenuazione della misura.

Nelle scorse settimane i difensori di Busca, gli avvocati Paolo Brin e Fulvio Briano, avevano rinunciato al ricorso davanti al tribunale del riesame. Poi, dopo aver depositato una memoria difensiva, avevano depositato l’istanza al gip savonese che ieri ha deciso di accoglierla.

E così dopo un mese in cella, Claudio Busca, vice presidente dell’Unione Industriali e ad di F.G. fino al 2014, ha lasciato il carcere. Insieme a lui, nell’inchiesta coordinata dal pm Vincenzo Carusi, erano rimasti colpiti da una misura cautelare anche la figlia Claudia, attualmente amministratore delegato della F.G. (ed è anche nel consiglio direttivo del Gruppo giovani dell’Unione industriali); Narciso Cova (consulente di F.G.), che è ancora in carcere; Leano Tardito (amministratore di Eco Coop); e Marta Rosso, impiegata contabile della Carbone, un’azienda del gruppo Busca.

I cinque devono rispondere tutti del reato di associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Come scrive il gip Alessia Ceccardi nella sua ordinanza, infatti, “ogni membro del sodalizio sapeva cosa fare in nome del comune obiettivo di continuare a lavorare, come hanno sempre fatto negli anni, in spregio alle leggi dello Stato”.

Oltre a loro, anche Laura Celestini, responsabile amministrativa Fg Riciclaggi, è contestata l’associazione per delinquere. Tre ex amministratori della Eco Coop tra il 2011 e il 2016, Diego e Carlo Pizzorno e Stefano Caviglia devono invece rispondere di emissione di fatture per prestazioni inesistenti.

Secondo l’accusa, l’azienda di servizi ecologici F.G. Riciclaggi era un “soggetto monocefalo” con la Eco Coop, che – questa la tesi degli inquirenti- è stata creata ad hoc per poter ottenere vantaggi fiscali e contributivi. A supportare questo teorema accusatorio ci sarebbero diversi elementi come la nomina del presidente della coop senza che venisse fatta alcuna assemblea, ma anche la scarsa autonomia nelle decisioni sullo svolgimento delle prestazioni per la F.G., oltre al fatto che i mezzi di lavoro e il materiale fornito ai soci-lavoratori erano riconducibili all’azienda di smaltimento rifiuti.

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