Spiegazioni

Maggioranza divisa su Ata a Savona, Bonino pompiere: “Nessun contrasto, cercavamo unità della minoranza”

Da entrambe le parti ci si affretta a smentire frizioni (Martino: "Solo un caso sfortunato"), ma la sensazione è che qualche nervosismo di troppo ci sia

Toti e Rixi incontrano l’amministrazione Caprioglio

Savona. “L’astensione? Volevamo solo cercare di coinvolgere tutti i gruppi su una proposta unitaria. Come si fa a fare una commissione dove la presidenza spetta alla minoranza e la minoranza è divisa?“. Con queste parole Guido Bonino, commissario della sezione savonese della Lega Nord, getta acqua sul fuoco delle polemiche dopo l’astensione di ieri dei consiglieri comunali del Carroccio in commissione su Ata.

La costituzione della commissione di indagine sulla partecipata, infatti, è stata approvata con voti favorevoli delle altre forze di maggioranza (Forza Italia, Fratelli d’Italia, lista civica) e del Partito Democratico (unica minoranza ad appoggiare l’idea di sedute secretate), mentre la Lega, che teoricamente guida la coalizione di governo per numero di voti ricevuti, ha deciso di astenersi. La spiegazione “ufficiale” è stata quella che alcuni documenti presentati dal MoVimento 5 Stelle (leggi) erano stati ricevuti dai consiglieri soltanto poche ore prima, e che per questo era stato impossibile visionarli in tempo.

Molti, però, avevano letto l’astensione come indizio di una ben più profonda spaccatura nella maggioranza savonese. A confermarlo sembrava essere, oltre alle ormai note voci di tensioni tra le due anime della squadra (il Carroccio da un lato, il sindaco Caprioglio ed il centrodestra dall’altro), anche una curiosa coincidenza, ossia l’assenza ieri mattina di tutti e tre gli assessori leghisti nella riunione di giunta.

In realtà, spiegano però i leghisti, l’astensione di ieri andrebbe letta in modo diverso. “Il nostro intento era verificare la possibilità di trovare un’unità – spiega l’ex parlamentare Bonino – la presidenza spetta alla minoranza, e per questo era il caso che tutta la minoranza fosse unita. Invece ci siamo trovati con il Pd favorevole a sedute secretate ed i 5 Stelle che chiedevano a gran voce con un documento l’istituzione di un’assemblea pubblica. Volevamo attendere per raggiungere una posizione unica, l’astensione era inevitabile. Ora come faranno a gestire la commissione?“.

Anche dall’altro lato della trincea si vestono i panni del pompiere. “In realtà è stato solo un caso sfortunato che Arecco, Ripamonti e Bellingieri non potessero essere presenti nello stesso giorno – spiega il capogruppo Emiliano Martino – e la concomitanza della loro assenza con l’astensione su Ata ha portato a una lettura ‘politica’ dei due episodi. E’ sembrato tutto orchestrato ad arte, mentre in entrambi i casi la spiegazione è molto più semplice“. Se per i tre assessori si sarebbe trattato soltanto di impegni personali (due su tre tra l’altro non abitano a Savona), per la commissione la ragione sarebbe appunto il mancato approfondimento delle proposte pentastellate da parte dei consiglieri leghisti.

Due modi diversi di spegnere le fiamme che, però, coincidono solo parzialmente. Se l’intento della principale forza politica di governo era quello di cercare l’unità delle minoranze e quindi astenersi, perchè non discuterne all’interno della maggioranza e presentarsi con una linea comune? “Perché la priorità era comunque quella di far passare la pratica, per poter procedere con la commissione d’indagine”, chiarisce Martino. “Perché si parla nelle sedi ufficiali, non nei corridoi. Quindi noi siamo arrivati in commissione e abbiamo manifestato il nostro intento. Poi chi vuol capire capisce…” punzecchia Bonino.

La sensazione, insomma, è che al di là dell’episodio di ieri (che potrebbe davvero avere come motivazioni “primarie” quelle descritte) qualche nervosismo di troppo ci sia. Soltanto un mese fa in Comune erano arrivati Toti e Rixi, ufficialmente per un “check-up” dell’operato a sei mesi dall’elezione, ma secondo molti in realtà giunti di gran carriera a “tirar per la giacchetta” i più caldi imponendo a tutti di andare d’amore e d’accordo almeno fino a giugno (le elezioni a Genova e Spezia incombono, Toti si gioca tutte le ambizioni nazionali in quelle due partite e Savona è la sua “vetrina”). E per quanto l’episodio di ieri possa avere una lettura più “innocente”, non è escluso che la posizione assunta ieri possa essere servita a dare un segnale forte a tutti. Alle minoranze e al MoVimento 5 Stelle (su Ata), ma anche ai compagni di maggioranza: va bene dover andare d’accordo, ma su certe questioni non si è disposti a cedere. A Caprioglio il compito di inventarsi la giusta “alchimia” per tenere insieme il tutto.

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