Loano. Sono arrivati oggi da Pogli di Ortovero a Loano i dieci profughi che hanno trovato accoglienza all’interno dell’ex convento di Sant’Agostino. Dopo aver trascorso alcune settimane in un centro di proprietà della curia, questa mattina i “richiedenti asilo” si sono spostati all’interno dei locali lasciati liberi dagli ex agostiniani.
Lo sbarco dei profughi nelle stanze dell’ex centro monastico fa seguito all’incontro, avvenuto due giorni fa, tra la Fondazione Ceis di Genova (che gestisce l’accoglienza degli otto stranieri di Loano e anche di quelli attualmente ospitati a Pietra Ligure), l’amministrazione comunale e il gruppo delle cosiddette “Mamme Attive”, che nelle scorse settimane non aveva nascosto la propria preoccupazione per l’arrivo dei nuovi “concittadini”.
Una prospettiva che ha scatenato le proteste di moltissimi loanesi, che hanno chiesto all’amministrazione Pignocca di bloccare l’operazione. Il Comune, però, non ha alcun potere in tal senso: i profughi, infatti, sono stati accolti in una struttura privata a seguito di un accordo tra la prefettura e la cooperativa che gestisce l’ex convento, cioè la Ceis di Genova.
La quale, in vista dell’arrivo dei profughi, ci tiene a fare alcune precisazioni anche per rassicurare i tanti loanesi che hanno accolto la notizia con timore e preoccupazione: “La nostra onlus – spiegano da Ceis – ha una vasta esperienza nel settore. In passato ci siamo occupati di ‘gestire’ le comunità terapeutiche per i tossicodipendenti, i pazienti affetti da Aids e da patologie psichiatriche. Poi abbiamo iniziato a lavorare all’accoglienza dei minori e di recente abbiamo iniziato ad operare anche nel settore dell’accoglienza degli adulti e in particolare di richiedenti asilo politico”.
Insomma, una realtà “specializzata” in grado di gestire al meglio l’arrivo e il soggiorno dei dieci profughi che saranno ospitati a Loano: “I richiedenti asilo che trovano spazio nelle nostro strutture sono seguiti e svolgono diverse attività. Non solo li aiutiamo ad espletare le incombenze burocratico-amministrative legate all’accoglienza, ma cerchiamo di favorire al massimo il loro inserimento nel tessuto sociale locale. Ad esempio insegnando loro l’italiano o impiegandoli in attività e lavori socialmente utili. Trovare loro un’occupazione (non retribuita) è la prima cosa: li tiene impegnati, permette di imparare loro qualcosa e crea valore per la comunità che li ospita. Questo è il modo migliore per aiutarli ad inserirsi. Anche per questo abbiamo già preso contatto con una cooperativa locale che opera nel settore agricolo e della manutenzione del territorio”.
Il timore di tanti abitanti della cittadina rivierasca è che l’arrivo dei profughi potesse coincidere con l’emergere di situazioni potenzialmente “pericolose”. Un’ipotesi che Ceis si sente di escludere: “Nelle nostre strutture non entrano delinquenti – confermano dalla onlus – Abbiamo regole ferree che i richiedenti asilo sono tenuti a seguire: devono studiare, lavorare e ottemperare a tutte le incombenze burocratiche. Se uno qualsiasi dei nostri ospiti fosse, ad esempio, sorpreso a richiedere l’elemosina, sarebbe messo fuori dal progetto di accoglienza e la richiesta di asilo verrebbe respinta”.
Insomma, le “persone di malaffare” non trovano spazio nelle strutture di accoglienza di Ceis: “Non solo non accogliamo delinquenti, ma vogliamo che i nostri ospiti creino un valore aggiunto che arricchisca tutto il tessuto sociale locale. Questi individui non devono essere manutenuti e basta, ma devono collaborare con noi e con il territorio. Questa è la condizione fondamentale perché possano restare con noi”.
Secondo Ceis, l’accoglienza rappresenta anche un modo per creare indotto sul territorio: “Secondo un luogo comune, ciascuno dei profughi riceverebbe ogni giorno una diaria pari a 35 euro da spendere a proprio piacimento. In realtà questi fondi vengono erogati dallo stati agli enti che gestiscono l’accoglienza. Sono realtà italiane, che affittano appartamenti o immobili di italiani e assumono italiani che spendono soldi in prodotti italiani. Questo denaro, quindi, crea un forte indotto. Ma nelle tasche dei migranti finisce solo una piccola parte di questa cifra. La quale, ad esempio, viene spesa per l’acquisto di cibo”.
Insomma, i 35 euro non finiscono nelle tasche dei profughi ma restano all’interno del grande ciclo dell’economia nazionale. E l’accoglienza produce anche ricadute positive sul territorio. Come ad esempio posti di lavoro: “Noi ci occupiamo della gestione dell’accoglienza di profughi a Loano e anche a Pietra. E anche per questo stiamo assumendo nuovi operatori in entrambe le città”.
Secondo Ceis i dieci profughi arrivati a Loano non creeranno situazioni pericolose e, anzi, rappresenteranno un’opportunità di crescita per la comunità locale: “Situazioni di questo genere creano spesso paure e timori. Ma per fortuna poi si evolvono e tra gli abitanti e i richiedenti asilo si creano rapporti positivi”.
Per accogliere i nuovi ospiti e anche per salutare la cittadinanza, Ceis ha organizzato per sabato 21 gennaio alle 18 presso la chiesa di Santa Maria della Misericordia (cioè Sant’Agostino) un “benvenuto in musica”. Dopo la messa celebrata da don Ivo Raimondo (vicario generale della diocesi), don Edmondo Bianco (parroco della San Giovanni di Loano) e don Enrico Giovannini, alle 19 ci sarà il concerto per voce solita, organo e tromba di Melissa Briozzo (soprano), Franco Cocco (tromba) e Andrea Verrando (organo), che eseguiranno musiche di Mendelssohn, Hollins, Haendel, Caccini e Franck. Alle 20 seguirà cena a buffet.