Loano. Traslocheranno da Pogli di Ortovero a Loano dopo il 6 gennaio gli otto profughi destinati a trovare accoglienza all’interno dell’ex convento di Sant’Agostino.
Al momento i profughi si trovano ad Ortovero, in un centro di proprietà della curia, ma nei prossimi giorni i “richiedenti asilo” faranno i bagagli per spostarsi sulla costa e in particolare all’interno dei locali lasciati liberi dagli ex agostiniani.
Una prospettiva che ha scatenato le proteste di moltissimi loanesi, che hanno chiesto all’amministrazione Pignocca di bloccare l’operazione. Il Comune, però, non ha alcun potere in tal senso: i profughi, infatti, saranno accolti in una struttura privata a seguito di un accordo tra la prefettura e la cooperativa che gestisce l’ex convento, cioè la Ceis di Genova.
La quale, in vista dell’arrivo dei profughi, ci tiene a fare alcune precisazioni anche per rassicurare i tanti loanesi che hanno accolto la notizia con timore e preoccupazione: “La nostra onlus – spiegano da Ceis – ha una vasta esperienza nel settore. In passato ci siamo occupati di ‘gestire’ le comunità terapeutiche per i tossicodipendenti, i pazienti affetti da Aids e da patologie psichiatriche. Poi abbiamo iniziato a lavorare all’accoglienza dei minori e di recente abbiamo iniziato ad operare anche nel settore dell’accoglienza degli adulti e in particolare di richiedenti asilo politico”.
Insomma, una realtà “specializzata” in grado di gestire al meglio l’arrivo e il soggiorno degli otto profughi che saranno ospitati a Loano: “I richiedenti asilo che trovano spazio nelle nostro strutture sono seguiti e svolgono diverse attività. Non solo li aiutiamo ad espletare le incombenze burocratico-amministrative legate all’accoglienza, ma cerchiamo di favorire al massimo il loro inserimento nel tessuto sociale locale. Ad esempio insegnando loro l’italiano o impiegandoli in attività e lavori socialmente utili. Trovare loro un’occupazione (non retribuita) è la prima cosa: li tiene impegnati, permette di imparare loro qualcosa e crea valore per la comunità che li ospita. Questo è il modo migliore per aiutarli ad inserirsi. Anche per questo abbiamo già preso contatto con una cooperativa locale che opera nel settore agricolo e della manutenzione del territorio”.
Anche per questo, la onlus sta lavorando ad un progetto per la creazione di team che si occupino della messa in sicurezza del territorio: “Uno dei grandi problemi della nostra regione è il dissesto idrogeologico. Il nostro progetto prevede la creazione di squadre che si occupino di intervenire prima che si creino situazioni potenzialmente pericolose, come frane e smottamenti”.
Tornando all’accoglienza e in particolare al caso loanese, il timore di tanti abitanti della cittadina rivierasca è che l’arrivo dei profughi potesse coincidere con l’emergere di situazioni potenzialmente “pericolose”. Un’ipotesi che Ceis si sente di escludere: “Nelle nostre strutture non entrano delinquenti – confermano dalla onlus – Abbiamo regole ferree che i richiedenti asilo sono tenuti a seguire: devono studiare, lavorare e ottemperare a tutte le incombenze burocratiche. Se uno qualsiasi dei nostri ospiti fosse, ad esempio, sorpreso a richiedere l’elemosina, sarebbe messo fuori dal progetto di accoglienza e la richiesta di asilo verrebbe respinta”.
Insomma, le “persone di malaffare” non trovano spazio nelle strutture di accoglienza di Ceis: “Non solo non accogliamo delinquenti, ma vogliamo che i nostri ospiti creino un valore aggiunto che arricchisca tutto il tessuto sociale locale. Questi individui non devono essere manutenuti e basta, ma devono collaborare con noi e con il territorio. Questa è la condizione fondamentale perché possano restare con noi”.
Certe preoccupazioni da parte degli abitanti di Loano, quindi, sono forse esagerate: “Nei giorni scorsi abbiamo visto che il gruppo delle cosiddette ‘Mamme Attive’ vorrebbe conoscere i richiedenti asilo in arrivo a Loano. I profughi sono già stati identificati dalla prefettura. Inoltre, queste persone sono richiedenti asilo politico in quanto perseguitati. Il nostro compito, quindi, è anche tutelare la loro immagine e la loro identità. Per ogni altra necessità di rassicurazione, però, siamo più che disponibili ad incontrare le ‘Mamme Attive’ e anche a collaborare con loro. Allo stesso modo, siamo più che disponibili a incontrare e collaborare con chiunque ce lo chieda. Quello che auspichiamo in generale, però, è che queste persone non siano viste come ‘l’uomo nero’”.
Secondo Ceis, l’accoglienza rappresenta anche un modo per creare indotto sul territorio: “Secondo un luogo comune, ciascuno dei profughi riceverebbe ogni giorno una diaria pari a 35 euro da spendere a proprio piacimento. In realtà questi fondi vengono erogati dallo stati agli enti che gestiscono l’accoglienza. Sono realtà italiane, che affittano appartamenti o immobili di italiani e assumono italiani che spendono soldi in prodotti italiani. Questo denaro, quindi, crea un forte indotto. Ma nelle tasche dei migranti finisce solo una piccola parte di questa cifra. La quale, ad esempio, viene spesa per l’acquisto di cibo”.
Insomma, i 35 euro non finiscono nelle tasche dei profughi ma restano all’interno del grande ciclo dell’economia nazionale. E l’accoglienza produce anche ricadute positive sul territorio. Come ad esempio posti di lavoro: “Noi ci occupiamo della gestione dell’accoglienza di profughi a Loano e anche a Pietra. E anche per questo stiamo assumendo nuovi operatori in entrambe le città”.
Secondo Ceis gli otto profughi in arrivo a Loano non creeranno situazioni pericolose e, anzi, rappresenteranno un’opportunità di crescita per la comunità locale: “Situazioni di questo genere creano spesso paure e timori. Ma per fortuna poi si evolvono e tra gli abitanti e i richiedenti asilo si creano rapporti positivi”.