Liguria. Arrivano le reazioni politiche dopo l’approvazione in Consiglio regionale della seconda parte della riforma sanitaria. Dal Pd non sono mancate forti stoccate: “Più che un libro bianco un romanzo d’appendice. E quindi a puntate, come se fossimo di fronte a una serie televisiva (peraltro poco avvincente). La presunta riforma sanitaria della Giunta Toti, dopo un anno e mezzo di governo regionale è ancora un rebus e procede per piccoli passi, senza però occuparsi veramente del miglioramento dei servizi e dei bisogni dei cittadini”.
“Per il momento il centrodestra si è concentrato soltanto sulle nomine (scegliendo spesso i dirigenti fuori regione) e anche sul fronte sociosanitario – che poteva rappresentare una sfida interessante – ha pensato prima (e per il momento soltanto) a individuare 5 nuovi direttori, che ci costeranno 540 mila euro in più all’anno. Una nuova spesa che si aggiunge al disavanzo sanitario di 100 milioni di euro, che la Giunta Toti ha maturato da quando si è insediata, riportandoci ai tempi del precedente governo regionale di centrodestra che ci aveva lasciato 300 milioni di buco”.
“In questo anno e mezzo di annunci e poltrone, non si è invece mai parlato di cose concrete come, per esempio, cosa succede agli anziani che vengono dimessi dall’ospedale e non hanno nessuno che si possa occupare di loro o dell’inserimento lavorativo delle fasce deboli. Ma non si è mai accennato neppure a come riorganizzare gli accessi unici Asl–Comuni e non abbiamo avuto notizie sul potenziamento del “Dopo di noi” per i disabili, i cui genitori non sono più in grado di tenerli a casa. E poi mancano risposte cruciali sulle liste d’attesa, sull’assistenza integrata e sulla riabilitazione. I distretti sono stati lasciati fuori dai processi di programmazione, evitando così che i servizi territoriali, sanitari e sociali si parlassero tra loro. Insomma un ennesimo pezzetto di riforma che non si capisce come possa determinare un’effettiva e concreta azione integrata tra Comuni, onlus e Asl. Inoltre la amministrazioni civiche vengono escluse dalle decisioni e con l’istituzione di Alisa – la sesta Asl ligure, mentre un territorio come le Marche che ha i nostri stessi abitanti di Aziende sanitarie ne ha una sola – non solo si moltiplicano i posti di governance, ma si accentrano anche le decisioni. Invece che prendersi in carico i problemi, questa Giunta pensa a dispensare nuovi incarichi. In poche parole manca una discussione complessiva sulla sanità e intanto i problemi restano e si accumulano e il debito sale” conclude il gruppo Pd in Regione.
Anche Rete a Sinistra vota contro e solleva forti perplessità. “Quando si affronta la sanità bisognerebbe aver chiaro che ci si confronta con uno dei nodi fondamentali della nostra legislazione. Non solo per l’enorme quantità di fondi impegnati su questo capitolo di bilancio, ma anche perché in questo campo si va a toccare la carne viva dei bisogni e delle istanze dei cittadini: le loro paure e difficoltà, ancor più accentuate dalle carenze del sistema sanitario attuale. Molte le crepe sempre più evidenti, nonostante l’indiscutibile impegno di tutti gli operatori pubblici del settore”afferma consigliere regionale di Rete a Sinistra Gianni Pastorino.
“Un processo di riforma, anche se compiuto a tappe, dovrebbe indicare in maniera risoluta la strada da percorrere, quali problemi saranno risolti, quali i diritti tutelati. In questo senso non si capisce, purtroppo, dove vada a parare la riforma Viale: né col primo capitolo, che ha istituito ALiSa, né col secondo, in cui si introduce la figura del direttore sociosanitario. L’unica cosa certa è che si moltiplicano le figure apicali, quindi aumentano le voci di spesa e si sottraggono risorse ai LEA”.
“Non facciamo demagogia: effettivamente il nostro sistema sanitario aveva bisogno di una riorganizzazione. Ma non di questa: bisogna sanare, invece, l’eccessiva prevalenza dell’ospedalizzazione, indirizzo che ha caratterizzato la passata legislatura. Una scelta che si è rivelata sbagliata, perché non adeguata alla demografia ligure (probabilmente la più anziana d’Europa) e disancorata dalla fisionomia del territorio. Scelta che ha anche prodotto un aumento dei costi, pur in presenza di un bilancio sanitario decisamente migliorato”.
“La riforma Viale non ha risolto questo problema. Al contrario incrementa l’aggravio sul capitolo sanità. Non solo, gli eventuali miglioramenti non saranno in alcun modo misurabili e riscontrabili da parte dei cittadini. In altre parole: resta il sovraffollamento dei pronto soccorso, restano le lunghe lista d’attesa per alcuni esami, manca una rete territoriale che determini la presa in carico complessiva del paziente nelle strutture sanitarie”.
“Da oggi la sanità ligure è un po’ più povera sul profilo operativo ma più ricca di dirigenti da nominare. Il tutto a spese e sulla pelle dei cittadini, che vedranno assottigliarsi ulteriormente risorse che sarebbero necessarie, quelle si, per i nostri pazienti: personale medico ed infermieristico, livelli essenziali di assistenza e, dunque, prestazioni al cittadino, piani e progetti sanitari di medio e lungo respiro” affermano Andrea Melis e Francesco Battistini, portavoce del MoVimento 5 Stelle Liguria, commentano la riforma sanitaria Toti-Viale approvata oggi in Consiglio regionale.
“Il ddl 106, a nostro avviso, potrebbe rappresentare un passo pericoloso verso il processo di privatizzazione e smantellamento del già fragile sistema sanitario regionale – attacca il M5S – La creazione di una scatola vuota che aggiunge nuove poltrone, senza investire un euro sul personale medico-infermieristico, in piena emorragia, e senza garantire quell’integrazione ospedale-territorio che la riforma si propone”.
“Non è certo così che si armonizza la sanità con le realtà locali – osserva Battistini – Non aggiungendo un nuovo direttore socio-sanitario per ogni Asl! Quelle risorse vanno investite su progetti veri e utili per il territorio e per i nostri pazienti, a cominciare dalla prevenzione delle ricadute nelle fratture ossee e cura dell’osteoporosi, nella cura e nel controllo delle malattie croniche come il diabete, in terapie palliative per il dolore: sono solo tre esempi di integrazione territorio-ospedale che potrebbero partire anche domani mattina, senza bisogno di nuove leggi e di costosi dirigenti”.
“La riforma non fa altro che aggiungere un’ulteriore sovrastruttura, esattamente come lo è stata Alisa, senza apportare alcun valore aggiunto in termini di prestazioni – aggiunge Melis – Nella ridefinizione dei compiti delle Asl, l’assessore Viale elude diversi punti previsti dalla normativa nazionale, concentrandosi esclusivamente sulle istituzioni di nuove figure di vertici e sottraendo risorse per le vere e mai affrontate emergenze sanitari liguri”.