Lettera al direttore

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In risposta a “Straniero a casa” di Nicolick

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Mi sveglio al mattino e saluto i due lavoratori stranieri della mia azienda agricola. Tornerò tra 10 ore e li troverò ancora lì. Mi fanno il lavoro di tre persone e li pago metà in nero. Accompagno mio figlio a scuola e la maestra mi fa notare che senza i bambini stranieri la scuola sarebbe stata chiusa. Passo a trovare i miei anziani genitori che per fortuna hanno una badante straniera che li segue amorevolmente. Poi chiamo l’idraulico, che mi dice che manderà un suo collaboratore, straniero, a ripararmi il bagno. Mi costerà poco perché “ovviamente” non è in regola. Ricevo una chiamata sul cellulare: è un giovane dall’accento straniero che è interessato al vecchio e malandato appartamento nel centro storico che non riesco ad affittare. Magari ci si mettono in 3 o 4 e ci ricavo una bella sommetta. In nero si intende. In TV un professore universitario, sicuramente di sinistra, mi spiega che gli stranieri pagano ormai il 10 per cento delle tasse e dei contributi. In cambio non ricevono quasi nulla perché siccome sono giovani non prendono la pensione e non hanno bisogno di cure mediche, e si sa che spesa pensionistica e sanità rappresentano le maggiori uscite della spesa pubblica. Ci sono poi gli stipendi pagati dallo stato a insegnanti, poliziotti, dipendenti pubblici. Ma anche in questo caso agli stranieri non tornano indietro le tasse pagate perché non ci sono dipendenti pubblici tra loro. Ci mancherebbe anche avere degli insegnanti stranieri! È’ sera ed ho dimenticato iI latte per la colazione di domani. Forse il negozio gestito dal Bengalese è ancora aperto. I miei operai se ne vanno. Certo sgobbano come i muli. Bisogna pure fare dei sacrifici. Ai miei nonni emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere mica li regalavano i soldi!!

Flavio Orioli

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