Albenga. “Trentamila euro da quando ero io assessore, anni 2012 e 2013, è la cifra che (euro più euro meno) il Comune di Albenga impegna ogni anno dai residui di bilancio a favore dell’assistenza scolastica dei disabili. È sufficiente leggere gli archivi dei media per averne riprova”.
A dirlo è il consigliere di minoranza di Forza Italia di Albenga (nonché ex assessore ai servizi sociali) Eraldo Ciangherotti, che prosegue: “Trovo stucchevole che l’assessore Allaria e il ‘fido’ consigliere Arnaldi attacchino la Regione di centro destra per il contributo regionale diminuito quando, dopo essersi autoincensati tramite i media, permettono che nel nostro Comune, nelle nostre scuole statali, venga quotidianamente discriminato nel diritto alla scuola un bimbo autistico. La storia è a dir poco incredibile”.
“Un alunno gravemente disabile è costretto a fare scuola per sole due ore al giorno, rinunciando a imparare e socializzare per le altre restanti ore della mattinata, perché il contributo comunale sull’assistenza scolastica ai disabili non è sufficiente a garantire la presenza dell’educatore in classe a fianco dell’alunno disabile nell’intero orario scolastico. Caso che ho intenzione di segnalare alla procura della Repubblica perché ritengo i bimbi disabili debbano avere tutto ciò che è nei loro diritti previsto dalla costituzione.
“Le bugie hanno le gambe corte anche se a palazzo civico non lo hanno ancora capito – prosegue il forzista ingauno – Il contributo regionale del 2014 sotto il governo regionale Burlando suddiviso per i 235 Comuni liguri ammontava a 300 mila euro per l’anno scolastico 2014/2015. Il contributo regionale, nel 2016, sotto il governo regionale Toti ammonta a 340 mila euro per l’anno scolastico 2016/2017”.
“Basta balle, amici del Pd. Siete parecchi avvocati in amministrazione, promuovete a titolo gratuito un ricorso al Tar per far sì che, imprescindibilmente dai partiti al governo, venga garantito il diritto allo studio a tutti i bimbi disabili per l’intero orario scolastico settimanale. Diversamente restate una banda di quaquaraquà”.