Regione. “Induzione indebita a dare o promettere utilità”: è questa l’accusa di cui deve rispondere il presidente del consiglio regionale (ed esponente della Lega Nord) Francesco Bruzzone, che nei giorni scorsi ha ricevuto un avviso di garanzia e lunedì sarà interrogato dal sostituto procuratore di Genova Massimo Terrile.
La contestazione rientra nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze”. Tutto è partito dalla denuncia presentata da Afra Serini, moglie del Pm Alberto Lari. Durante la legislatura 2010-2015 la donna è stata capo dell’ufficio di gabinetto del presidente del consiglio regionale. Il suo incarico è andato in scadenza a marzo scorso. Bruzzone avrebbe potuto rinnovare la nomina, ma così non è stato.
Secondo Afra Serini, dietro la mancata riconferma non ci sarebbero “questioni organizzative” come sostenuto da Bruzzone, ma il rifiuto della dirigente di fare da mediatrice con gli ambienti giudiziari genovesi per limitare i danni del caso spese pazze in cui Bruzzone è coinvolto. Il presidente del consiglio regionale avrebbe avanzato la “richiesta” con l’aiuto della segretaria Anna Cavallini, a sua volta indagata per il medesimo reato
Insomma, secondo l’accusa Bruzzone avrebbe spinto l’ex capo di gabinetto del presidente del consiglio regionale, moglie di un magistrato, a “intercedere” con la magistratura genovese per contenere le conseguenze dell’inchiesta sulle “spese pazze”. Il “premio” per la donna sarebbe stato la riconferma nel ruolo dirigenziale in Regione.