Verso il processo

Tentato omicidio a Savona: perizia psichiatrica per Andrea Invincibile fotogallery video

A giudizio c'è anche il figlio della vittima Rinaldo Costa che, secondo l'accusa, ha assoldato l'amico per uccidere il padre

Savona, assolda un killer per uccidere il padre

Savona. Il caso del tentato omicidio di Renato Costa, l’ottantenne savonese che nell’ottobre scorso era stato aggredito nella sua casa in corso Ricci dopo che il figlio aveva assoldato un amico per ucciderlo, è arrivato davanti al giudice Francesco Meloni.

Dopo che il pm Ubaldo Pelosi aveva chiesto per il figlio della vittima, Rinaldo Costa, 52 anni, e per l’amico Andrea Invincibile, di 43, il giudizio immediato con l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dai motivi abbietti, entrambi gli imputati hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. E questa mattina il difensore di Invincibile, l’avvocato Lucrezia Novaro, ha chiesto ed ottenuto che il suo assistito sia sottoposto ad una perizia psichiatrica per accertare la sua capacità di intendere e volere. Il procedimento è stato quindi rinviato dal gup Francesco Meloni per il conferimento dell’incarico al perito (dottor Rocca), mentre la discussione è stata fissata a maggio.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, Rinaldo Costa voleva uccidere il padre Renato, 80 anni, ex ferroviere, perché temeva di perdere l’eredità paterna (forse pensava che il genitore volesse intestare tutto alla sua nuova compagna, Sheila Bhunnoo Begum, una quarantanovenne originaria delle Isole Mauritius con la quale convive da ormai sette anni). Di conseguenza aveva convinto l’amico Andrea Invincibile, a fronte del pagamento di un importo di diecimila euro, ad aiutarlo a portare a termine il folle gesto. Fortunatamente, grazie alla reazione del signor Renato Costa, l’omicidio non si era concretizzato.

Ad accertare la premeditazione da parte di Rinaldo Costa sarebbero stati alcuni bigliettini trovati in casa dell’uomo in cui i “passaggi” dell’omicidio venivano riepilogati uno per uno. Ad ottobre il piano era diventato concreto: Renato Costa era stato aggredito nella sua casa di corso Ricci dall’amico del figlio che, fortunatamente, non era riuscito ad ucciderlo. L’anziano, che aveva reagito ferendo il killer e mettendolo in fuga, era stato ricoverato in ospedale con due fratture al torace e diverse escoriazioni.

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