Albenga. Due settimane fa era finito in manette dopo il movimentato episodio avvenuto nel centro storico di Albenga durante il quale era stato anche sparato un colpo di pistola in aria. Nonostante adesso Morad Maroufi, algerino di 42 anni arrestato insieme al nipote Riadh, sia detenuto nel carcere di Genova Marassi, gli accertamenti intorno a lui non sono finiti. Proprio durante le visite mediche di routine alle quali sono sottoposti i detenuti, un’esame radiografico ha rilevato la presenza di un corpo estraneo, probabilmente un proiettile, nel suo addome.
Secondo i primi riscontri, il proiettile non è connesso al recente episodio di Albenga, ma ad un fatto pregresso. Gli inquirenti però vogliono vederci chiaro e sarebbero in corso accertamenti per valutare l’ipotesi di rimuovere il corpo estraneo attraverso un intervento chirurgico (ovviamente bisogna considerare gli eventuali rischi connessi all’operazione rispetto ai potenziali benefici per il detenuto). Nel caso in cui si proceda al recupero del presunto proiettile, la rimozione sarà eseguita anche alla presenza di un medico legale nominato dalla Procura.
Durante l’interrogatorio di convalida davanti al gip Maroufi, accusato di rissa, detenzione ai fini di spaccio di droga, detenzione illegittima di arma (un caricatore) e resistenza a pubblico ufficiale, aveva spiegato la sua versione dei fatti. In particolare al giudice aveva raccontato che l’arma non era né sua né del nipote, ma del terzo uomo che aveva partecipato alla rissa (ancora ricercato). Secondo la versione di Morad Maroufi la lite è scoppiata tra il nipote e l’altro uomo che ad un certo punto ha estratto la pistola: “Io sono intervenuto per cercare di togliergli l’arma e nella colluttazione è caduto il caricatore che io ho raccolto come ‘prova’” la spiegazione fornita dall’algerino.
L’arresto dei due marocchini, assistiti dall’avvocato Lorenzo Corridori, era arrivato al termine di un episodio decisamente movimentato (la rissa con conseguente sparatoria in centro) che aveva visto le forze dell’ordine albenganesi impegnate in un lungo inseguimento. Zio e nipote erano stati bloccati dai carabinieri, mentre i colleghi, supportati da polizia e guardia di finanza, cercavano di bloccare il terzo uomo in fuga lungo il Centa.
Secondo quanto ricostruito dai militari, la lite era iniziata nella centrale piazza del Popolo per proseguire nelle vecchie mura a colpi di bottiglia dove poi era stato esploso un colpo di pistola in aria, a scopo intimidatorio, in piazza San Siro. Proprio qui era stato trovato un bossolo dalla polizia scientifica e anche quattro ovuli di eroina. Altre sette dosi della stessa sostanza stupefacente erano state trovate addosso ai due algerini che avevano anche il caricatore della pistola.
Per questo motivo, proprio per chiarire chi aveva sparato, i due arrestati sono stati sottoposti all’esame dello stub, esame che certifica la presenza di polvere da sparo sulle mani.
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