Candeline spente

Tirreno Power, lavoratori in presidio per il secondo anniversario dello “spegnimento” fotogallery

I dipendenti si sono radunati nei pressi della rotatoria davanti all'ingresso e hanno manifestato bloccando il traffico

Vado Ligure. Un compleanno triste, senza regali, che nessuno ha voglia di festeggiare e che anzi fa arrabbiare, disperare e getta ombre sinistre e preoccupati sul futuro di centinaia di famiglie.

Oggi alcuni lavoratori della Tirreno Power di Vado Ligure si sono ritrovati davanti ai cancelli della centrale termoelettrica per “celebrare” simbolicamente il secondo anniversario della chiusura dello stabilimento a seguito del sequestro cautelativo voluto dalla procura della Repubblica di Savona.

Dopo essersi riuniti in assemblea all’interno della centrale, i dipendenti si sono radunati nei pressi della rotatoria davanti all’ingresso e hanno manifestato bloccando il traffico proveniente da Valleggia e da Vado Ligure.

Da 24 mesi buona parte dei dipendenti si ritrova a fare i conti con le conseguenza derivanti dallo “spegnimento” della centrale, che secondo i dati degli inquirenti produceva emissioni ben superiori ai limiti consentiti dalla legge.

I delegati sindacali, però, la pensano diversamente: “L’11 marzo è una data triste – commenta Luca Porcile della Rsu – Specie perché siamo consapevoli del fatto che questa azienda è stata chiusa mentre si trovava ad operare nel pieno rispetto di tutte le norme e di tutte le normative vigenti. Si può discutere di tutto, però secondo me la magistratura avrebbe dovuto avere una cautela superiore rispetto a quelli che sono cittadini di questo territorio. Perché prima che lavoratori siamo cittadini savonesi e abbiamo la consapevolezza di non avere mai artamente inquinato o ammazzato nessuno. I dati ci danno ragione: la qualità dell’aria non è cambiata anche se ora ci si arrampica sugli specchi per dimostrare il contrario”.

“La seconda candelina che spegniamo oggi è tristissima – fa eco Maurizio Perrozzi della Rsu – Sono due anni che la centrale è chiusa e non ci sono sviluppi su quello che è un sequestro cautelativo precauzionale arrivato sulla base di consulenti della procura e della magistratura”.

Chiusura Tirreno Power, il compleanno triste dei lavoratori

Le conseguenze per i lavoratori sono ovvie: “La sostanza – precisa Porcile – è che ora ci sono lavoratori diretti in grossa difficoltà (alcuni sono già fuori dal processo produttivo) mentre tutti i lavoratori dell’indotto sono già usciti. Tanti di loro, tra l’altro non hanno nemmeno la possibilità di ricevere un sostegno al reddito”.

“Per queste persone è un disastro perché non sanno come arrivare alla fine del mese – aggiunge Perrozzi – Circa 850 erano gli occupati tra il diretto, l’indotto e il terziario della centrale: di fatto si è rimasti in 140 dei quali il 50 per cento lavora perché gli altri sono in cassa integrazione straordinaria e in solidarietà”.

Ai tempi della chiusura, due anni fa, qualcuno aveva coniato lo slogan “Senza lavoro non c’è futuro”. Oggi il futuro è quantomai ombroso e incerto: “Oggi il futuro senza lavoro è legato a decisioni che passano sopra le nostre teste – osserva Porcile – La questione è in mano a persone che non hanno consapevolezza di quello che sta succedendo”.

Chiusura Tirreno Power, il compleanno triste dei lavoratori

E ciò hanno voluto manifestare oggi i lavoratori: la preoccupazione per il futuro: “Il nostro è un gruppo piccolo, ma è significativo. La cosa paradossale è che ciò che qui viene impedito (pur nel rispetto delle regole e della legge) altrove è consentito. Il nostro carbone viene bruciato in altre realtà e in altre aziende del territorio nazionale che fanno il nostro stesso mestiere. Il nostro olio combustibile viene bruciato dalle navi in rada. Tutto questo ci lascia molto, molto perplessi”.

“Senza progetto non ci può essere la dignità del lavoro né il futuro per la nostra provincia – aggiunge Perrozzi – Ci sono dati statistici su quelle che possono essere le centrali a carbone che fanno male alla salute. Noi siamo i primi a voler lavorare in ambiente sano. Ma se così, se le centrali inquinano, allora non ci devono essere più combustioni a carbone né in Italia né in Europa”.

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