Savona. Ore 15.20 di mercoledì pomeriggio. Tiziana Saccone si presenta nella sede savonese del Pd, in via Sormano, per riconsegnare la tessera ed abbandonare definitivamente il partito dopo le frizioni degli ultimi mesi: ma la sede, che dovrebbe aprire alle 14.30, è irrimediabilmente sbarrata.
Quello che doveva essere un semplice “atto formale” si trasforma dunque in un curioso siparietto. Lo strappo tra Tiziana Saccone e il Partito Democratico era ormai risaputo: prima a scendere in campo come candidata sindaco, non è mai stata presa in considerazione dai vertici del suo partito nonostante le ripetute richieste di incontro e le “promesse” strappate (a suo dire) a Ermini. Un silenzio tale da spingerla a tentare la strada di una coalizione alternativa, poi abbandonata perché “schifata dai giochetti messi in campo” dalle forze politiche a cui si era rivolta.
La rottura col Pd, però, formalmente non si era mai consumata: Tiziana Saccone è ancora a tutti gli effetti una tesserata del partito (cosa che le era costata nei giorni scorsi anche alcuni “sfottò” sui siti locali). Da qui la decisione di presentarsi in sede e riconsegnare la tessera, che ha durata triennale, sancendo così ufficialmente il termine del rapporto.

Peccato però che, una volta giunta sul posto in orario presunto di apertura (il cartello recita “da lunedì a venerdì dalle 14.30 alle 18.30”), abbia trovato tutto sbarrato. E non è la prima volta: “Purtroppo è accaduto di nuovo come ai primi di gennaio, quando sono venuta e ho trovato la porta chiusa – racconta – sarà il destino… In questi giorni avevo rimandato più volte per problemi di salute e per il meteo. Oggi ho deciso di venire, tempo o non tempo, anche perché volevo zittire quelle voci maligne e maliziose che dicono che faccio la furba e voglio rimanere iscritta. Inoltre la tessera è triennale, quindi sarei rimasta iscritta fino al 2017, quindi era corretto revocare formalmente l’iscrizione. Però purtroppo neanche questa volta ho potuto farlo”.
Saccone, dunque, per ora ha ancora ufficialmente la tessera del Pd. “La spedirò, o manderò mio marito. O prenderò un appuntamento, forse conviene… – ironizza – Tra l’altro la mia uscita dal partito è stata ponderata e sofferta: e adesso è sofferta anche la restituzione fisica della tessera. Non so che fare. Mi spiace però constatare che un partito come questo, che è il più grande e strutturato di Savona, non abbia gli uffici aperti né un cartello che spieghi le ragioni della chiusura… per malattia, o qualche impedimento, che può anche capitare. Questo è grave”.

Forse, in periodo di campagna elettorale, sarebbe stato più semplice recarsi a una delle tante cene (pizza da un lato, paella dall’altro) e riconsegnarla lì? “Io non sono stata formalmente invitata, e non sono abituata ad imbucarmi”, scherza lei. Che si dice “delusa da come è nata tutta questa storia… primarie lanciate, poi ritrattate, poi imposte… E Battaglia calata dall’alto, con programmi sempre molto vaghi e indefiniti. Di Di Tullio invece approvo il ‘decisionismo’, ma non le decisioni che ha preso”.
Nonostante le delusioni, però, Saccone non si è ancora “stufata” della politica. “La mia è una vera passione, non il cercare una poltrona o una sistemazioni. E poi se mi stufassi la darei vinta a chi vorrebbe che lo facessi. E non è nel mio carattere”.