Il caso politico

Frase omofoba, bufera politica: per la Lega caso chiuso, minoranza chiede dimissioni

Non si placa la tempesta per la frase shock del consigliere leghista De Paoli

Bagarre in consiglio Regionale

Liguria. Non si placa la bufera politica scatenata dal caso del consigliere regionale della Lega Nord Giovanni De Paoli e la sua presunta (poi smentita) frase shock ‘Mio figlio omosessuale? Lo brucerei nel forno’. Anche oggi non sono mancate le prese di posizione sulle dichiarazioni incriminate che hanno aperto la bagarre tra partiti ed esponenti politici.

“Se la frase non è stata detta non c’è il caso, e visto che De Paoli non mi ha mai mentito non vedo perché avrebbe dovuto farlo ieri” taglia corto Edoardo Rixi.

“Come partito la Lega è sicuramente contro le adozioni delle coppie omosessuali – chiarisce Rixi – ma questo non significa che un uomo abbia più o meno diritti a seconda del suo orientamento sessuale e delle sue scelte di vita. Per noi è intollerabile una frase che riguardi i forni, ma non va bene nemmeno che De Paoli oggi sia trattato come il mostro che non è”.

“Se avesse confermato quella frase ovviamente oggi non farebbe più parte della Lega Nord” precisa il vice di Salvini. E a chi gli chiede perché se il caso è del tutto chiuso al consigliere viene impedito di parlare precisa: “Perché è un uomo di 63 anni, che dove c’è una pressione mediatica spropositata per una o che ha sempre vissuto a Varese ligure, e una persona così dalla gogna mediatica la proteggo” conclude Rixi.

Ma intanto sono quasi 4000 le firme raccolte in poco tempo dalla petizione di Rete a Sinistra per chiedere le dimissioni del consigliere De Paoli. Nelle stesse ore il consigliere Gianni Pastorino scrive nuovamente al presidente Bruzzone, chiedendo sia fatta chiarezza con estrema urgenza. “Ci siamo rivolti nuovamente al presidente del consiglio regionale per ottenere un riscontro rigoroso su quanto riportato ieri dalla stampa; dopodiché vanno presi provvedimenti conseguenti – dichiara Pastorino – l’esigenza di questa seconda lettera scaturisce dallo straordinario interesse che questa vicenda ha provocato, tanto da meritare l’attenzione degli organi di stampa nazionali e le reazioni di molti politici in giro per l’Italia”.

Non si contano i commenti provenienti dalla società civile, e c’è qualcuno che assicura che la notizia stia facendo il giro del mondo, tanto che sul web si trovano commenti, sdegnati, anche dagli Stati Uniti. Una tempesta che non accenna a placarsi.

“Toti critica la frase choc sui figli omosessuali detta da De Paoli, ma poi assolve lo stesso consigliere leghista perché sostiene che quelle parole non sono mai state pronunciate. Quindi fatemi capire: il presidente della Giunta ligure preferisce credere all’esponente della sua maggioranza – che visto il polverone che si è creato intorno a lui si è affrettato a smentire tutto quanto – piuttosto che fidarsi della testimonianza di quattro persone, che hanno sentito con le proprie orecchie quella frase indegna?” sottolinea Raffaella Paita.

“Chissà, forse Toti non ritiene credibili quei genitori offesi da De Paoli perché non la pensano come lui sui diritti civili. E se questo fosse vero sarebbe grave quasi quanto le parole del consigliere leghista. Senza contare poi che De Paoli, nel maldestro tentativo di difendersi, ha fatto ancora peggio, definendo l’omosessualità un vizio e dicendo che se avesse un figlio omosessuale non ci sarebbe nulla per “guarirlo”. Ma guarirlo da cosa?”.

“In un partito e in una maggioranza normali basterebbe soltanto quest’ultima uscita – ma forse De Paoli vuole smentire anche questa dichiarazione, aggiungendo un “non” da qualche parte – per avviare la pratica di espulsione” conclude Paita.

“Siamo ancora scossi e sgomenti per le presunte parole gravemente omofobe che il consigliere leghista De Paoli avrebbe pronunciato ieri a margine dell’audizione dei rappresentanti LGBT, come riportato da diversi testimoni. Noi riteniamo queste parole gravissime già di per sé, al limite del delirante, e indegne di chi dovrebbe rappresentare le istituzioni di tutti i cittadini e, pertanto, rinnoviamo la nostra richiesta di dimissioni immediate dalla carica” aggiunge il consigliere regionale del M5S Andrea Melis.

“A livello istituzionale, a nome del Gruppo, abbiamo formalizzato al Presidente del Consiglio Bruzzone la richiesta di fare chiarezza sull’accaduto e di pretendere dal consigliere De Paoli una secca smentita, oltre a una netta presa di distanza da quel tipo di messaggio. Presa di distanza che pretendiamo anche dalla Giunta Toti e dal governatore stesso, che ha pubblicamente assolto il consigliere, preferendo credere d’ufficio a De Paoli e smentendo, così, la versione di quattro diversi testimoni”.

“Vogliamo sapere, una volta per tutte, qual è la posizione della maggioranza sull’omofobia? Il vento sarà anche cambiato, come continuano a ripeterci allo sfinimento. Ma in che modo?” conclude Melis.

leggi anche
Bagarre in consiglio Regionale
Bufera
Shock in consiglio regionale, De Paoli (Lega): “Mio figlio omosessuale? Lo brucerei nel forno”