Cisano sul Neva. “E’ un’iniziativa da respingere con forza perché è calata dall’alto e punta a distruggere l’articolazione territoriale stessa dello Stato che prevede istituzioni vicine ai cittadini e responsabili dei loro bisogni”.
Così il capogruppo di “Facciamo Cisano” Agostino Morchio sulla proposta di legge presentata da alcuni deputati del Pd in commissione affari costituzionali e riguardante l’obbligo di fusione dei comuni sotto i 5 mila abitanti.
Aggiunge Morchio: “Se la recente riforma costituzionale, che spero sia bocciata dal referendum popolare del prossimo autunno, vede nell’abolizione del Senato come conosciuto dal 1948 un attacco frontale alla democrazia rappresentativa, arrivare addirittura a prevedere per legge la soppressione dei piccoli comuni riporta la memoria al periodo fascista nel quale vennero soppressi o aggregati coattivamente duemila e 184 piccoli realtà, prevista la possibilità di accorpamento di quelle aventi popolazione inferiore ai 2 mila abitanti e dal 1927 al 1945 gli organi democratici comunali furono aboliti e tutte le funzioni in precedenza svolte dal sindaco, dalla giunta e dal consiglio comunale furono trasferite al potestà di nomina governativa”.
“Dopo la confusa riforma sul riordino delle province, ora inizia a farsi largo il preconcetto che i comuni sono troppi e che quindi bisogna eliminare quelli con meno di 5 mila abitanti come soluzione a tutti i mali della politica. Da un confronto sui numeri con altri stati europei ci si può però rendere conto che se in Italia ci sono 8 mila comuni, in Francia ce ne sono oltre 36 mila, in Germania quasi 13 mila, in Spagna quanti i nostri. Gli enti che secondo la proposta di legge sarebbero da abolire governano, mantengono, curano e presidiano oltre 164 mila chilometri di territorio italiano ovvero oltre la metà della superficie della nostra Italia”.
Prosegue il consigliere: “La media di abitanti per comune in Italia è di oltre 7 mila e 500 abitanti mentre in Europa è di 5 mila e 500. Serve allora ribaltare la prospettiva e andare oltre meri principi demografici da applicare indistintamente su tutto il territorio nazionale. C’è bisogno piuttosto di iniziare a dare ai comuni una vera autonomia fiscale dove ognuno intaschi e sopravviva unicamente con quanto raccoglie localmente e nel contempo impedire che lo Stato continui, con anche i soldi delle piccole realtà attraverso la tassazione sui capannoni industriali o il Fondo di solidarietà comunale, a salvare invece le realtà medio grandi con bilanci in rosso”.
“I percorsi di unione di Comuni, associazione delle funzioni tramite convenzioni o fusioni di enti devono partire dal basso, con le singole realtà locali che si aggregano su base volontaria, determinando aree omogenee che siano efficienti e non solo attraverso un criterio numerico rigido da applicare a tutto il territorio nazionale”.
In questo senso, “Cisano Sul Neva ha tutte le carte in regola per fare da polo aggregante nei confronti dei nostri vicini della Val Neva e Val Pennavaire per poi arrivare eventualmente anche ad un comprensorio unico dell’entroterra ingauno quale obiettivo funzionale ed ottimale di macro area a cui tendere. Come consigliere comunale devo rispondere ai cittadini e non a un presunto ‘datore di lavoro’ quale lo Stato che si crede il mio padrone e come un cattivo capo, pur sbagliando i conti, se decide di chiudere un suo ufficio lo può chiudere quando e come ritiene meglio”.
“Come ‘Facciamo Cisano’ – chiosa Morchio – auspichiamo che, anche attraverso specifica mozione di indirizzo, l’amministrazione comunale tutta dica in modo chiaro e forte no all’ipotesi di fusione obbligatoria per legge dei comuni sotto i 5 mila abitanti facendosi capofila di una battaglia di democrazia e rappresentatività”.