Circonvenzione d'incapace

Processo Piazza, il direttore delle Poste in aula: “Abbiamo fatto quello che chiedeva la signora”

I testimoni confermano che il maresciallo si prendeva cura della presunta vittima: ritirava certificati medici e l'accompagnava in posta

maresciallo piazza

Pietra L. Nuova sfilata di testimoni, questa mattina, nel processo che vede a giudizio con l’accusa di circonvenzione d’incapace nei confronti di una novantaseienne il maresciallo Santino Piazza, all’epoca dei fatti vice comandante della stazione carabinieri di Pietra Ligure.

Al centro delle deposizioni i rapporti tra la presunta vittima e l’imputato, ma anche le operazioni che secondo la Procura sono “sospette”: nello specifico l’intestazione di due libretti postali e la nomina avvenuta nel marzo 2012 attraverso un testamento olografo, tuttora valido, come erede universale dell’anziana, C.C., che gli aveva anche conferito una procura speciale e generale (poi revocata nell’aprile del 2013).

Tra i testimoni ascoltati stamattina anche il medico di base della novantaseienne, il l’allora direttore dell’ufficio postale di Pietra e il titolare di un’agenzia di pompe funebri: tutti hanno confermato che Piazza seguiva la signora e si occupava di lei. Il dottore ha ricordato: “Il maresciallo si era presentato come una persona che si prendeva cura delle necessità della signora. A volte lui l’accompagnava da me in studio e a volte ritirava dei certificati”.

Anche il proprietario dell’agenzia funebre ha confermato di essere a conoscenza del rapporto tra il maresciallo Piazza e la novantaseienne: “Lei era venuta da me perché voleva accordarsi per il suo funerale. Era preoccupata che nessuno se ne occupasse e quindi voleva che io mi interessassi per l’acquisto di un loculo. Dopo qualche tempo incontrai Piazza e lui mi disse che aveva preso in mano la situazione e che se ne sarebbe occupato lui”.

Dei soldi per il funerale si è discusso anche durante la deposizione del direttore delle Poste di Pietra Ligure: “Ricordo che la signora aveva la fobia di venire a mancare e non avere un funerale degno. Per questo voleva destinare cinquemila euro alle spese funebri e allora io le consigliai di affidare la somma a qualcuno oppure di sottoscrivere una polizza vita con una persona di fiducia. Lei decise di intestarla al signor Piazza. Così facendo, se fosse successo qualcosa al maresciallo, i soldi sarebbero tornati alla signora, mentre se fosse mancata lei sarebbe stato possibile usarli per il funerale”.

L’audizione si è poi concentrata sulle operazioni che la signora ha effettuato sul suo conto postale sul quale c’erano circa 108 mila euro: nel luglio del 2012 infatti la presunta vittima aveva deciso di aprire altri due libretti, uno intestato solo al maresciallo Piazza e l’altro cointestato, nei quali aveva fatto confluire rispettivamente 50 mila e 53 mila euro.

“La signora voleva scorporare i soldi per essere sicura che qualcuno potesse occuparsi di lei in caso di bisogno. Io le ho spiegato tutto: le ho detto che la delega è una cosa, ma in tutte le altre operazioni invece si perde il possesso dei soldi. Alla fine noi abbiamo fatto quello che ci diceva la signora che è venuta con l’idea chiara di fare determinate operazioni. Io le ho ripetuto due volte le conseguenze di intestare e cointestare i libretti postali. Lei rispondeva a tono e quindi l’abbiamo accontentata”.

Su invito dell’avvocato Pischedda il direttore ha anche fatto una precisazione relativa al libretto con 50 mila euro interamente intestato al maresciallo: “Avevo chiesto a Piazza se poteva essere interessato ad investire quei soldi, ma lui rispose che i soldi erano stati messi lì per accudire la signora e lì dovevano rimanere”.

Nel corso della deposizione dell’allora responsabile delle Poste pietresi il pm Ferro ha chiesto anche di ricordare un episodio avvenuto il 28 maggio del 2013: “La signora diceva che non aveva i libretti, che non li trovava e chiedeva se li avevamo lì. Era agitata e piangeva perché non trovava i libretti. Io gli consigliai di chiedere al maresciallo Piazza perché sicuramente poteva sapere dove fossero visto che nei mesi precedenti erano stati utilizzati”. Durante l’udienza, tra l’altro, è emerso che non era la prima volta che la signora aveva perso i libretti: “Era successo che la signora, poteva essere prima del Natale 2010, venisse a dirmi che le erano stati sottratti alcuni libretti. Io le consigliai di fare denuncia di smarrimento se non rischiava di non poter ritirare la pensione” ha ricordato il direttore delle Poste.

Prossima udienza per l’audizione degli ultimi testimoni dell’accusa il 22 ottobre.

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