Cronaca

Centri massaggi a luci rosse ad Alassio e Albenga: gli arrestati fanno scena muta dal gip

Alassio. Nessuna dichiarazione. Hanno preferito fare scena muta davanti al gip Fiorenza Giorgi le quattro persone arrestate nell’operazione “Ninfea Gialla” che ha indagato sui centri massaggi cinesi di Albenga, Alassio e Imperia dove, secondo i carabinieri, venivano fornite anche prestazioni a luci rosse.

In manette sono finiti i due titolari dei centri, il cinese Jinhua Zhong di 45 anni, e la compagna Jin Yuping di 40 anni, il primo residente a Imperia la seconda ad Alassio, e le due estetiste italiane responsabili tecniche e socie delle attività: Teresa Adinolfi, 25 anni, di Cava dei Tirreni (Salerno), che si occupava del centro di Imperia, e Barbara Carolina Gotti, 55 anni, di Bergamo, che faceva capo ad Albenga. I quattro stamattina sono arrivati in tribunale per l’interrogatorio di garanzia, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Una scelta che i difensori dei due cittadini cinesi, gli avvocati Roberta Gabei e Azzurra Ciccarese, hanno sinteticamente motivato: “Le carte contenute nel fascicolo sono davvero numerose, abbiamo ritenuto doveroso, prima di rilasciare qualunque dichiarazione, analizzarle in maniera approfondita”.

Per tutti gli arrestati le accuse sono di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione: anche le estetiste, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto un ruolo primario nell’attività illecita. Non sarebbero state insomma delle “prestanome”, ma avrebbero anche partecipato ai proventi dei tre centri. Il blitz dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile diretto dal tenente Sabina Ferraris, oltre alle manette, ha portato anche al sequestro dei centri: Le Ninfee di via Dalmazia 63-65 ad Albenga, della sede di Alassio in via Paolo Ferreri 31 e del centro “Incanto” di via XXV Aprile 68 a Imperia.

Secondo l’accusa in queste sedi non sarebbero stati forniti solo servizi di massaggi rilassanti, ma, dietro il pagamento di una tariffa maggiorata, anche degli “extra” a luci rosse. Insomma con 30 euro in più, pagati non alla massaggiatrice, ma alla cassa del centro, il cliente poteva beneficiare di una prestazione sessuale. Una consuetudine che i militari hanno documentato attraverso intercettazioni telefoniche, ma anche telecamere nascoste. Gli investigatori, nell’arco di due settimane, hanno registrato 59 prestazioni nel centro massaggi di Alassio e 77 in quello di Albenga. Quanto basta per far scattare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Infine le indagini hanno anche permesso di scoprire le condizioni nelle quali vivevano le ragazze impiegate nei centri (durante il blitz ne sono state trovate quattro in attività), costrette a vivere in dei locali-dormitorio ricavati dentro le loro sedi di lavoro.