Liguria. Altri retroscena trapelano sull’inchiesta giudiziaria della Dia di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di Claudio Scajola. Roberta Sacco, la segretaria di Scajola, era “perfettamente a conoscenza degli affari comuni” tra l’ex ministro e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, e spesso era chiamata a “supportare con consigli appropriati la Rizzo”. A scriverlo è il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, in un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dello stesso Scajola e di altre sette persone.
Chiara Rizzo, la moglie di Matacena, dovrebbe rientrare ad ore in Italia e intanto promette: “Chiarirò tutto, anche le parole dette a Scajola e riportate dalle intercettazioni”.
Sono proprio gli elementi delle intercettazioni ad incriminare, secondo la procura di Reggio Calabria, l’ex ministro Scajola: i suoi primi impegni diretto in favore di Amedeo Matacena risalirebbero al 2 agosto del 2013. In un conversazione telefonica tra Scajola e la moglie di Matacena si discute di un “argomento riservato” riguardante, secondo il giudice per le indagini preliminari, l’impegno del politico in favore del latitante.
I contatti vengono definiti costanti, spiega il gip di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell’ordinanza di custodia cautelare “registrandosi una interruzione dal 9 al 16 agosto, periodo in cui la Rizzo si reca in vacanza, per riprendere subito dopo”. Secondo gli inquirenti nel messaggio cifrato delle telefonate Matacena era “la mamma”.
Claudio Scajola, da ieri detenuto nel carcere di Regina Coeli ha passato una notte tranquilla, ha dormito, mangiato e ha visto il suo avvocato Giorgio Perroni, prima dell’interrogatorio di garanzia nel quale si è avvalso della facoltà di non rispondere, “in attesa di valutare le carte e svolgere un interrogatorio compiuto sui fatti contestati”.
L’ex ministro, detenuto con l’accusa di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, è detenuto nella quinta sezione, area aperta da poco, nella quale ci sono altre 40 persone e dove è applicata la cosiddetta vigilanza dinamica: le porte delle celle durante il giorno sono aperte e il controllo da parte degli agenti non è costante.