Vado L. Oltre ai lavoratori dell’indotto di Tirreno Power corteo questa mattina anche dei lavoratori di Terminal Rinfuse, che si è unito a quello degli altri dipendenti delle ditte che gravitano intorno all’attività della centrale a carbone. Numerosi anche i lavoratori della stessa centrale, presente anche un delegazione di lavoratori della Bombardier e del porto di Vado Ligure.
La manifestazione ha preso corpo in reazione ai primi effetti dell’ordinanza di sequestro della centrale di Vado Ligure. Molte delle attività svolte dalle ditte esterne in appalto sono state tagliate e già oggi molti lavoratori sono fermi.
In Prefettura, il 13 marzo scorso, Tirreno Power si era impegnata a rendere note le sue azioni entro il 25 marzo, data in cui tutte le istituzioni ed i sindacati parteciperanno alla prossima riunione, sempre coordinata dal Prefetto. Fino a quella data non avrebbero dovuto esserci variazioni nelle attività, se non il ricorso allo smaltimento delle ferie arretrate per far fronte al calo di attività.
“Questa mattina, davanti ai cancelli della Tirreno Power, ho incontrato le persone che lavorano in centrale, dipendenti diretti e delle ditte che eseguono lavori in appalto. Sono donne e uomini che, per una buona parte, sono anche cittadini di questo territorio e vivono con grandissima apprensione l’incertezza del loro presente e del loro futuro. Le risposte di cui hanno bisogno investono sia le prospettive di lavoro e la tutela del reddito, sia la qualità dell’ambiente e le condizioni di salute, oggi e in avvenire” afferma la parlamentare savonese del Pd Anna Giacobbe.
Come istituzioni locali, parlamentari e dirigenti del Pd, abbiamo chiamato ad affrontare la questione i ministeri dell’Ambiente, delle attività Produttive, della Salute e del Lavoro. E’necessario che tutto il Governo, ai massimi livelli, diventi l’interlocutore del nostro territorio e che siano compiute scelte chiare, a partire da quelle che riguardano il ruolo di quella centrale nelle politiche energetiche nazionali. L’azienda deve assumersi tutte le sue responsabilità, non solo di fronte alla magistratura: deve mettersi nelle condizioni di investire per realizzare gli obiettivi di abbattimento dell’inquinamento attraverso l’uso delle migliori tecnologie disponibili, e di essere affidabile nell’esecuzione dei controlli e nel rispetto delle prescrizioni. Nessun alibi deve esserle concesso. Se è in grado lo faccia, altrimenti la reazione dello Stato, a partire dal Governo, non può essere quella di “chiudere”; piuttosto decida allora di sostituirsi” conclude la deputata del Pd.



