Nelle città italiane dilaga la sosta a pagamento. A segnalarlo è un’inchiesta del mensile Quattroruote di febbraio, che ha visitato le principali città italiane e racconta l’espansione delle strisce blu.
Un fenomeno che non accenna a fermarsi e che dimostra quanto le ragioni dei bilanci comunali spesso prevalgano sulle elementari regole del diritto. Il Codice della Strada, informa il mensile, prevede che a un certo numero di spazi blu corrisponda un ugual numero di spazi bianchi. Tuttavia, un comma dello stesso articolo introduce una lunga serie di eccezioni che includono aree pedonali, ztl e zone di “particolare rilevanza urbanistica”. Eccezioni “evidentemente molto care alle amministrazioni locali, che sono così legittimate ad aumentare le zone a pagamento”.
L’aumento delle strisce blu coinvolge non solo i centri storici, ma anche le zone periferiche, come ad esempio le strade limitrofe alle fermate della metropolitana milanese a Comasina e Molino Dorino. Non un grande incentivo, osserva il periodico, per chi durante il giorno vorrebbe lasciare l’auto fuori dal centro e proseguire con i mezzi pubblici. Il mensile documenta situazioni paradossali: vengono fatti pagare anche quegli spazi che, se fossero gratuiti, sarebbero off limits e a rischio multa. E’ il caso di Milano, dove uno spazio blu compare proprio di fronte ad un’area definita “a rischio esplosione”, oppure a Roma, dov’è stata creata un’originale convivenza tra spazi bianchi (gratuiti) per motocicli e spazi blu per auto sulla medesima porzione di carreggiata.
Ma il ‘virus’ delle strisce blu, prosegue il mensile, contagia anche le città più piccole: al punto che a Modena uno spazio viene dipinto intorno ad un palo, mentre a Reggio Emilia sembrano essersi dimenticati la norma che prevede almeno 5 metri di distanza tra un incrocio e una zona di sosta. Con soddisfazione delle aziende che producono vernici blu, i cui affari continuano e continueranno a crescere.