Liguria. Si è concluso con la condanna di quattro medici a due anni di reclusione ciascuno con la condizionale e la non menzione e con l’assoluzione di tutti i farmacisti il processo a carico di 21 persone coinvolte nell’inchiesta su una serie di cure dimagranti a base di stupefacenti anoressizzanti. I medici condannati anche a una multa di 6.000 euro ciascuno sono Francesco Tata e le sue tre collaboratrici, Maria Rita Caminiti, E. B. e Sandra Valenti. Il giudice monocratico Giuseppe Dagnino ha ritenuto per tutti e quattro l’ipotesi minore rispetto a quella contestata che è prevista per la somministrazione di farmaci che hanno il principio attivo a base di anfetamine.
Il pm Giovanni Arena aveva chiesto, fra gli altri, 8 anni per Tata, 5 anni per la Caminiti e 4 per la B.. Sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato tutti i farmacisti mentre un infermiere è stato assolto per non aver commesso il fatto. Per loro il pm aveva chiesto pene variabili dai 4 ai 2 anni e tre assoluzioni. L’accusa era quella, a vario titolo, riguardante la prescrizione di farmaci a base di stupefacenti al di fuori de casi prescritti dalla legge e di averli commercializzati.
L’inchiesta prese l’avvio da un esposto presentato il 26 agosto del 2006 ai carabinieri del Nas da parte di una paziente di Tata che lamentava di essere finita nel pronto soccorso dell’ospedale di Savona dopo alcuni giorni di cura dimagrante prescrittale dal sanitario. Durante le indagini dei carabinieri del Nas furono eseguite 370 perquisizioni domiciliari e oltre duemila intercettazioni telefoniche e furono ascoltati oltre 400 pazienti. Nel 2007 furono anche chiuse per un mese sette farmacie, cinque a Genova e due nell’entroterra. L’udienza preliminare davanti al gup iniziò il 24 settembre 2009 e si concluse il 17 dicembre dello stesso anno.
Il processo iniziò il primo marzo 2010 e si protrasse fino a oggi con 21 udienze. Dopo la lettura della sentenza l’avvocato Alessandro Vaccaro che, insieme a Nicola Scodnik, difende sei farmacisti ha commentato: “I farmacisti erano obbligati a ‘spedire’ le ricette ordinate dai medici. Il limite che hanno è quella che, se la ricetta appare illogica o ‘imperfetta’, devono porsi in contatto col medico che l’ha prescritta per farsi spiegare il motivo delle eventuali anomalie e il perché. Nel caso di specie le ricette erano perfette e avevano l’obbligo di ‘spedirle'”. L’avvocato Antonio Rubino, difensore del dottor Tata, della Valenti e di un farmacista ha detto: “Sono soddisfatto perché secondo me la sentenza ha ricondotto i fatti alla loro giusta dimensione accogliendo, nella sostanza, l’impostazione della difesa sia in relazione all’oggettiva entità dei fatti sia a quella della posizione dei farmacisti”. Soddisfatti anche i difensori dei farmacisti e dell’infermiere tra i quali gli avvocati Paolo Costa, Elio Di Rella, Riccardo La Monaca, Monica Tranfo, Luca Di Simone e Paola Dameri. Soddisfazione è stata espressa da Federfarma: “I colleghi fecero solo il loro dovere e oggi lo ha ribadito anche il giudice” ha detto il presidente di Federfarma Genova, Giuseppe Castello