Alassio. Malmenato e costretto a lasciare il locale in cui aveva deciso di trascorrere la serata: questa la tesi sostenuta da Carmelo De Francisci, loanese, che, nel 2006, fu coinvolto in una rissa scoppiata all’interno della discoteca “Il Porto” di Alassio, rissa che aveva richiesto anche l’intervento dei proprietari del locale.
Dopo il rinvio di gennaio di un processo costellato da intoppi – l’ultima udienza, presso il tribunale ingauno, si sarebbe dovuta tenere nel periodo di “impasse” dovuto al pensionamento del giudice Arnaud e la sua mancata sostituzione, con la conseguente decisione del procuratore di non inviare il pm al dibattimento per esigenze organizzative – oggi si parla di un nuovo nulla di fatto. Questo perché l’avvocato degli imputati (Alessandro Chirivì) ha eccepito la mancata notifica di comparizione ai suoi assistiti: una questione formale che rimanda il processo al prossimo 8 gennaio.
Renzo Lattuada e Riccardo Alberti, titolari de “Il Porto”, sono accusati di aver picchiato Di Francisci che era stato coinvolto in una rissa all’interno del locale, probabilmente scatenata dall’abuso di alcol. La serata, per lui, si era conclusa in pronto soccorso con 25 giorni di prognosi e un’indagine contro i suoi presunti aggressori partita d’ufficio. Oggi l’uomo si sarebbe dovuto costituire parte civile, ma dovrà attendere il prossimo dibattimento in aula.
Sono quattro i testimoni dell’accusa che sostengono la tesi di Di Francisci – ossia quella di essere stato costretto con le “maniere forti” ad uscire dalla discoteca proprio dai due proprietari – e cinque quelli sui quali si basa la difesa dei gestori del locale alassino.