Finale Ligure. Sono il motore pensante della Liguria Alta Via Stage Race e hanno l’incredibile capacità di ideare, modificare, disfare e rifare in pochi minuti tutti i progetti elaborati a tavolino. Un pregio non da poco per chi organizza una gara “work in progress” qual è la prima edizione della TransLiguria in Mtb (otto tappe, 500 km di tracciato sui balconi in quota, per un totale di 15.000 metri di dislivello), perché di fatto una condizione indispensabile per poter garantire il soddisfacimento di tutte le esigenze organizzative.
A Marco Marchese, 58 anni, e Lorenzo Carlini, 52 anni, (nella foto) entrambi albergatori di Finale Ligure, e a Enrico Guala, 43 anni, imprenditore di Genova, di fatto anima del Blu Bike che dal 1999 organizza e gestisce la 24 Ore di Finale Ligure si aggiungono Annamaria Messina, 51 anni di Arenzano, coordinatrice dell’Ospitalità Alta Via Stage Race e Vanessa Chiesa, 38 anni di Bargagli, esperta di marketing turistico e responsabile logistica dell’Ospitalità Alta Via. Altra figura vitale è poi il medico Giovanni Tabbò, 29 anni, di San Salvatore di Cogorno.
“E’ un evento dalle enormi potenzialità e credo siamo riusciti a centrare l’obiettivo con questa prima edizione – dice Marco Marchese, vice presidente dell´Unione Provinciale Albergatori di Savona -. Certamente ci sarà da lavorare per migliorare ma ormai Liguria Alta Via Stage Race è una certezza, grazie al lavoro di decine di persone che ci hanno messo il cuore, la testa e il proprio lavoro, volontariamente. Un risultato di promozione molto forte come già abbiamo avuto riscontro in questa prima edizione che è destinato ad aumentare in maniera esponenziale nel futuro”.
“Non sono nuovo a simili esperienza – chiarisce Lorenzo Carlini, factotum e ideatore della 24 Ore di Finale Ligure – ma questo è un sogno che si avvera. Da sempre un po’ tutti gli appassionati liguri di mountain bike hanno pensato di poter percorrere l´Alta Via in tutta la sua interezza. Molti l’hanno ipotizzato, noi l´abbiamo fatto con Blu Bike, la nostra realtà organizzativa e grazie a tanti amici che in questo progetto hanno investito tempo e denaro. Un grazie a tutte le realtà di volontariato che si sono attivate in tutte le tappe”.
L’idea della Liguria Alta Via Stage Race è nata sei o sette anni fa. Parola di Lorenzo Carlini. “In questa edizione non ho avuto un grande ruolo organizzativo ma piuttosto di animatore – chiarisce -. Nella fattispecie mi sento un promotore dell’abbinamento turismo, sport e mountain bike. Il miglior risultato di questa edizione zero? Quanto mi hanno raccontato molti concorrenti: durante i vari tracciati più volte erano tentati di dimenticare l´aspetto agonistico per fermarsi a fotografare i panorami e la bellezza dei paesaggi attraversati. E’ un po’ l’essenza della 24 Ore di Finale Ligure che da sempre abbina questi due mondi. Credo che siamo riusciti a raggiungere l´obiettivo di far conoscere la Liguria come destinazione turistica in bici”.
Vanessa Chiesa è un’esperta di marketing territoriale ed è l’enciclopedia vivente dell’offerta ricettiva – culturale – enogastronomica dell’associazione Ospitalità Alta Via. “E´ stata un´esperienza importante e utilissima a capire quanto lavoro sia stato fatto ma anche quanto ve ne sia da fare per creare una rete e far condividere obiettivi alle realtà coinvolte dell´Alta Via. Con questo evento è emerso un potenziale incredibile – commenta Vanessa, con al fianco la piccola Cecilia -. Ora bisogna operare per nascere sinergie tra chi fa accoglienza sul territorio e creare una rete capace di promuove tutte questa realtà rappresentata dall´entroterra ligure”.
Annamaria Messina ha messo a disposizione dell’associazione Ospitalità Alta Via tutta l’esperienza maturata all´interno della Comunità Montana Argentea (Arenzano, Cogoleto, Mele). “La Liguria Alta Via Stage Race è stata un´esperienza da lasciarci il cuore – dice con un po’ di malinconia -. Ci ho lavorato interrottamente per qualche mese e ho visto crescere questo evento come un bambino, con la trepidazione tipica delle mamme. Mi è piaciuto molto in rapporto instaurato sia all´interno dell´organizzazione, sia con gli atleti. Molto bello. Spero di poter rivedere presto tutti quanti”.
Fortunatamente chi ha lavorato poco è stato il medico. “Sono stati due gli interventi di un certo impegno – spiega Giovanni Tabbò -: il primo giorno con la caduta di Riccardo Serrato e ieri con Marco Marchese. Nessun altro problema particolare a parte qualche sistemazione medicale per graffi e taglietti. Ho lavorato un po´ sul ginocchio di Alessandra Repetto ma è stata routine. Se mi vogliono io certamente ci sarò anche il prossimo anno. Ci torno volentieri”.