Savona. Arrestato, rimesso in libertà, poi nuovamente portato in carcere e, adesso, potrebbe essere scarcerato ancora. Non è una telenovela ma è la storia di Abdellah Maait, il marocchino di 26 anni, irregolare sul territorio italiano, che è indagato per l’attentato incendiario che, la sera del 2 marzo scorso, ha completamente distrutto il chiosco di piazza Petrarca, uno dei locali storici di Albenga. Il giovane era stato arrestato, poi scarcerato dal gip secondo il quale le prove a suo carico non erano sufficienti ed infine era tornato in carcere su disposizione del Tribunale del Riesame che aveva accolto il ricorso presentato dalla Procura della Repubblica di Savona. Oggi il nuovo colpo di scena: davanti al giudice Fiorenza Giorgi si è infatti celebrato l’incidente probatorio nel quale si è svolto un confronto all’americana per verificare se i testimoni riconoscevano in Maait l’auotore del gesto.
Solo uno dei testimoni ha detto che il marocchino potrebbe essere lo stesso che aveva riconosciuto la sera dell’incendio (l’altro ha escluso che tra le tre persone che aveva davanti – oltre a Maait c’erano anche due “birilli” per il cofronto – ci fosse l’autore dell’attentato). Al termine dell’incidente probatorio l’avvocato Graziano Aschero, che difende l’indagato, ha quindi ribadito la richiesta di scarcerazione per il suo assistito. Il giudice si è riservato di decidere ma, visto che anche il pubblico ministero Giovanni Battista Ferro ha dato parere positivo alla liberazione, è probabile che il marocchino possa lasciare il carcere Sant’Agostino (dove sembra che il giovane abbia anche tentato il suicidio).
Maait ha sempre ribadito la sua innocenza: “Mi dispiace per il proprietario del chiosco – aveva detto dopo l’arresto -, ma non sono stato io ad appiccare il fuoco. Mercoledì 2 marzo sono andato a casa dei miei parenti a Leca alle 19,30 e sono rimasto fino alla mattina dopo”. “Il raid contro Zerlotin è un gesto che ferisce tutta la città, ma il mio assistito è innocente – ha ribadito l’avvocato Graziano Aschero -. È vero che ci sono due ragazze che lo avrebbero riconosciuto, ma erano le 23, era buio ed era difficile identificare con certezza un nordafricano”.
Ad arrestare il 26enne, dopo due settimane di indagine, erano stati i carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Albenga. I militari, dopo il rogo, avevano iniziato subito la loro attività, concentrando le loro attenzioni sulle frequentazioni del locale. Nei pressi del chiosco solitamente “bazzicavano” perlopiù cittadini extracomunitari e gli uomini dell’Arma hanno verificato quali stranieri erano stati controllati nella zona il giorno dell’incendio. Dai primi racconti di alcuni testimoni oculari, l’uomo che aveva appiccato il fuoco poteva essere di origine nord africana. I militari avevano così iniziato a lavorare sulle foto segnaletiche di alcuni “volti noti” del territorio. Due testimoni avevano così riconosciuto Maait dalle foto. Prove che anche oggi non sono sembrate essere così “schiaccianti”.
