Albenga. La sensazione, quella che tiene il sindaco ingauno arroccato sulle sue posizioni, è che si sia agito alle spalle della città e senza consultare l’amministrazione comunale. Risalirebbero infatti al 13 maggio scorso i contatti fra la Regione Liguria e il privato per porre le basi per accogliere i profughi, ora ospitati a Osiglia, nei centralissimi locali dell’ex ospedale di Albenga. “Un accordo che permetterebbe al privato di ammortizzare le spese con il contributo della Regione – precisa il primo cittadino – nonostante quella location si mostri assolutamente non idonea allo scopo”.
Non ha intenzione di cedere di un passo Rosy Guarnieri che oggi, con tanto di documenti alla mano, è tornata sulla questione calda dell’accoglienza profughi. Una quarantina di tunisini che, nelle intenzioni dell’assessore regionale Lorena Rambaudi, potrebbero soggiornare nell’ex Santa Maria di Misericordia. “Ma non per poco tempo – precisa il sindaco – Gli accordi del 13 maggio parlano di una sistemazione fino al prossimo 31 dicembre”.
“Siamo amareggiati: verso la Regione, che non ha accettato alcuna nostra proposta ma è andata a cercare l’unica soluzione non percorribile, e verso alcuni esponenti politici locali che hanno difeso chi non si mostra assolutamente interessato all’impatto che questi arrivi potrebbero avere sulla città di Albenga, sia a livello di immagine che di sicurezza. Le trattative con la Regione sono partite lo scorso 30 marzo e ci siamo sempre mostrati disponibili ad accogliere gli extracomunitari in arrivo. Abbiamo infatti proposto prima la sistemazione di 20 stranieri nel Camping ‘Arcobaleno’ grazie ad un privato che ci ha ‘offerto’ i bungalows di solito destinati ai turisti, poi le scuole di Regione Rapalline, i cui costi per ottenere l’agibilità temporanea sono decisamente inferiori rispetto a quelli necessari per l’ex ospedale (30 mila euro contro gli oltre 71.000 previsti per una sede che proprio ieri, nel corso di un sopralluogo dell’Ufficio Urbanistico, è stata dichiarata inagibile, a parte una porzione già destinata al commercio), poi ancora alcuni magazzini dotati di servizi igienici e in buone condizioni nella zona di Pontelungo Inferiore: a tutto la Regione ha risposto con un secco no. Peccato, inoltre, che quando sono venuti a fare le verifiche proprio a Pontelungo trattassero già alle nostre spalle col privato per l’ex ospedale. Non ci si comporta così”.
“Abbiamo partecipato a tutte le riunioni suil tema, ci siamo resi disponibili all’accoglienza facendo comunque presente che Albenga ospita già 2000 extracomunitari, abbiamo già pronte altre due sedi da sottoporre all’esame della Regione se rivedrà le proprie posizioni, ma non ospiteremo nessuno in uno stabile inagibile e oggetto di strumento urbanistico come quello – dice Guarnieri – Albenga è stata ispezionata da cima a fondo, quasi ci fosse la precisa volontà di mandarli comunque proprio qua da noi. Non hanno accettato proproste per l’accoglienza di piccoli gruppi ma hanno cercato solo grossi ‘contenitori’ come l’ex ospedale: a questo punto devo pensare che vogliano creare qui un ghetto”.
“Ieri ho sentito la Rambaudi e tenteremo di arrivare ad un compromesso, anche in considerazione del fatto che i profughi arriverebbero già domani per cui bisognerà trovare una sistemazione temporanea. Ma non sarà l’ex ospedale. I profughi non devono ‘rendere’ e non servono per fare impresa: chi ha orecchie per capire agisca di conseguenza”.
In linea con Guarnieri anche i consiglieri regionali del Pdl, Marco Melgrati e Matteo Rosso, che annunciano la presentazione di una interrogazione. I due esponenti del centrodestra parlano di “atteggiamento vergognoso” da parte della Regione, che a loro dire non avrebbe avvisato l’amministrazione comunale dell’arrivo dei profughi. E accusano il presidente Claudio Burlando di voler trasformare il centro di Albenga “in una Casbah, in un Souk”. “La location è assolutamente sbagliata – continuano Melgrati e Rosso – anche perché il Sindaco di Albenga, che non é contrario ad accogliere comunque i profughi, aveva indicato numerose alternative più diluite nel territorio che non creavano criticità evidenti nel centro cittadino e garantivano il rispetto delle condizioni di sicurezza necessarie”



