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Savona, “Quale futuro per il Santuario?”: il pensiero di Don Magnano

Savona - santuario

Savona. Il futuro del Santuario di di Nostra Signora di Misericordia è al centro dell’editoriale dell’ultimo numeri de “Il Letimbro”. Il direttore don Angelo Magnano infatti si concentra sulle ultime vicende legate alla gestione del Santuario e sulle future decisioni che i soggetti interessati dovranno prendere per l’atteso rilancio della struttura religiosa.

“Nel bel mezzo della soffocante afa di luglio è uscita la notizia che non sarà la congregazione religiosa piemontese, interpellata dalla diocesi di Savona-Noli, a gestire il Santuario di N.S. della misericordia. Nulla di fatto o, se preferite, buco nell’acqua. Dopo mesi di discussioni nelle vicarie e nel Consiglio presbiterale tra i fronti dei favorevoli e degli scettici, quando ormai si era arrivati a pronunciare un timido ‘sì’, l’ordine piemontese ha fatto marcia indietro, per difficoltà proprie, ed è sfumato (almeno per ora) un accordo che poteva riportare al Santuario, dopo circa un secolo dal precedente illustre degli Agostiniani, una comunità religiosa”.

“Si ricomincia così daccapo, e per ora restano in sella i due sacerdoti – monsignor Andrea Giusto e don Domenico Venturetti – che curano le sorti della basilica. Ma il problema rimane aperto, e col tempo rischia di acutizzarsi, se è vero – come confermano più voci dalla zona a cominciare da quelle della Locanda – che in questi ultimi tempi i pellegrini di passaggio sono aumentati. Merito della visita di Benedetto XVI e dell’ormai celebre rosa d’oro? O della nomina della basilica savonese a Santuario nazionale delle confraternite? Comunque sia, il dato positivo va registrato. Diciamolo senza giri di parole: la questione Santuario va affrontata con urgenza, e sono due i nodi fondamentali a cui dar risposta” aggiunge Don Magnano.

“Anzitutto quello pastorale. Non ci si può trincerare dietro la solita argomentazione della carenza di preti. Argomento inoppugnabile, ci mancherebbe, ma il discorso è un altro: la diocesi intende dare un’effettiva centralità al suo Santuario o no? Questa basilica è, insieme alla Cattedrale, la chiesa più importante o non lo è? Può diventare – come il Santuario della Guardia a Genova ed altri – un luogo di spiritualità mariana che la diocesi senta come proprio ed insostituibile? Se la risposta a queste domande è affermativa, allora non si pone il problema della carenza di preti: la chiesa di Savona-Noli deve investire su questo luogo, e ripensare a trecentosessanta gradi la proposta spirituale e pastorale che può partire dal Santuario. E sarebbe allora importante che le risorse umane per gestirlo venissero dalla diocesi stessa, piuttosto che da una congregazione religiosa la quale inevitabilmente imprimerebbe il suo “marchio di fabbrica” alla basilica”.

“L’altro nodo è quello dell’accoglienza. Rimane abbastanza scandaloso che qualsiasi gruppo di pellegrini venga a visitare il Santuario non trovi nemmeno, al momento attuale, un salone per riunirsi o uno spazio per posare i bagagli. E che la recettività alberghiera della zona sia limitata alle poche camere offerte dalla Locanda. Se si vuole incrementare (cristianamente) l’afflusso dei pellegrinaggi o (laicamente) il turismo religioso, il minimo che si chiede è la disponibilità di spazi. Che mancano clamorosamente, anche in edifici come il palazzo delle Azzarie dove un tempo si poteva trovare un minmo d’accoglienza. La domanda, come si può intuire, è rivolta soprattutto alle Opere sociali (proprietarie dell’intero complesso annesso al Santuario oltreché di quest’ultimo) che hanno avviato in questi anni importanti campagne di restauro e potenziato l’offerta museale, ma non hanno finora messo mano ad una vera “politica” dell’accoglienza”.

“E’ chiaro che i due nodi sono tra loro strettamente intrecciati, e che la loro soluzione passerà ancora una volta da una auspicabile sinergia fra la diocesi, il Comune di Savona e le Opere sociali. Una sinergia quanto mai urgente, se si vuole evitare il rischio che uno dei Santuari più illustri d’Italia (non solo per le confraternite) rimanga chiuso per ‘mancanza d’interesse’, salvo ovviamente il 18 marzo. Non sarebbe un bel miracolo, dopo aver ottenuto la rosa d’oro, riuscire a farla appassire” conclude il direttore de “Il Letimbro”.