Cronaca

Da Noli a Finalborgo: frane, e “grane”, che mettono alla prova i cittadini

Frana Finalborgo - via Becchignolo

Finale Ligure. L’eco della notizia sulla vicenda di via Belvedere a Noli, che vede sul banco degli imputati tecnici e amministratori politici accusati di non aver saputo impedire che si verificasse la frana che, nel dicembre 2009, ha portato allo sgombero di 26 alloggi, è arrivata anche in via Becchignolo, a Finalborgo. Qui, lo scorso 4 maggio, uno smottamento di parte della collina ha portato all’evacuazione di 4 famiglie (una sola di queste residente fissa) che, pur essendo potute ritornare a casa proprio in queste ore, continuano però a lamentare problemi.

Via Becchignolo è interessata da due anni dai lavori in corso nell’ex conceria di Finalborgo che verrà completamente demolita e trasformata in abitazioni e attività commerciali. Lavori che, con tutta probabilità, hanno causato la frana dei primi di maggio. Non esistono qui documenti che dimostrino la pericolosità di quelle attività nell’area, però vi sono numerose segnalazioni e lamentele, scritte nere su bianco dai cittadini che, per due anni, hanno subito disagi a causa del “cantiere-lumaca”. Uno degli abitanti della zona ci fa vedere la petizione che una trentina di persone ha inviato all’amministrazione comunale nel tentativo di far sentire la propria voce. E’ datata 17 novembre 2008 e con essa si chiedeva la riapertura di via Becchignolo e via delle Fabbriche chiuse da tempo nonostante i lavori nel cantiere fossero fermi e nonostante ciò creasse forti problemi ai cittadini. “Sa qual è stato l’unico risultato della petizione? – ci racconta un residente -. Che la strada è stata riaperta il sabato e la domenica tenedoci prigionieri per il resto della settimana. E guardi alla fine quali sono i risultati: una frana e nuovi disagi”.

Ora i lavori di messa in sicurezza vanno avanti ma i residenti hanno paura. “Sì – conferma il nostro interlocutore -. Anche perchè  sulla strada, dove erano state chiuse delle crepe con il cemento nel tentativo di verificare ulteriori movimenti del terreno, si sono riformati altri ‘strappi’: segno, questo, che il movimento c’è stato eccome. Non ci sentiamo così sicuri insomma. Ora vogliamo accedere agli atti, vedere come è stato concepito il progetto, se ci sono le autorizzazioni del caso. Siamo davvero stanchi. Abbiamo subito per anni un cantiere che lavorava a singhiozzo negli orari più assurdi, abbiamo sopportato provvedimenti come la chiusura delle strade che portano alle nostre abitazioni, costringendoci a fare il giro del mondo per arrivare a casa. Adesso vogliamo capire di chi sia la colpa. Quello che è accaduto a Noli è grave, ma anche qui la situazione, seppur in parte diversa, genera a noi residenti grossi grattacapo”.