[thumb:12660:l]Savona. Alessandro Rosasco, membro della segreteria nazionale dei Radicali Italiani è intervenuto a proposito della questione della raccolta delle firme false da parte del Pdl per le elezioni provinciali di Savona: “”L´esito delle perizie grafologiche sulle firme della lista del Popolo della Libertà alle elezioni provinciali di Savona, secondo le quali oltre 100 firme delle 250 controllate sarebbero false, conferma quello che come Radicali, in solitudine, denunciamo da decenni ad ogni campagna elettorale ovvero che la maggior parte dei partiti raccolgono le firme per la presentazione in modo fraudolento, illegale o non corretto”.
“Lo abbiamo detto e scritto in centinaia di esposti e denunce in tutta Italia – ha proseguito l’esponente dei radicali -. Sulla vicenda savonese torniamo a chiedere quello che in un Paese normale, e non retto dalla partitocrazia sarebbe normale, ovvero l´annullamento delle elezioni che hanno portato alla vittoria il candidato sostenuto da una lista palesemente truffaldina. Ci sembra ancora più chiaro, allora, il gioco delle forze politiche che anche per le prossime regionali sembrano avere trovato un accordo per abolire la raccolta delle firme per le liste già rappresentate in consiglio regionale”.
“Progetto trasversale proprio perché tale è il loro modo di raccogliere quelle sottoscrizioni, a volte con liste in bianco prive dei candidati decisi poi all´ultimo o con l´ausilio di firmatari estratti dagli elenchi telefonici. Se passasse questa proposta ‘di semplificazione’ otterrebbero il risultato che, ad esempio, sarebbero costrette a raccogliere le centinaia di firme solo quelle liste, come la lista Bonino-Pannella, che hanno sempre adempiuto a questo obbligo con rigore rispettoso delle regole. Davvero un bel risultato di democrazia! Siccome non sono più capaci neanche di nascondere le prove delle malefatte, allora, decidono di eliminarsi questo obbligo” ha aggiunto Rosasco che ha concluso dicendo: “Come Radicali continueremo a lottare affinchè le logiche partitocratiche possano uscire al più presto non solo dallo Stato ma anche dalle Regioni”.