“Un comico colto”. Paolo Villaggio lo ricorda con poche stringate parole, lasciando scivolare la mestizia. Una decade di differenza tra il creatore di Fantozzi e il “riformatore” per eccellenza dell’umorismo televisivo, il “nonno” generoso di ironia sferzante e pacata garbatezza che si è spento questa mattina all’ospedale San Raffaele di Milano. “Ero molto amico di Tognazzi – ricorda Villaggio – Comunque, le poche volte che ho incontrato Vianello ho capito che aveva una cultura molto più alta rispetto ai comici della sua generazione”.
Sabato prossimo Paolo Villaggio sarà ad Albenga per essere insignito della “Fionda di legno”, il premio ideato dai “Fieui di Cauggi” con l’imprimatur di Antonio Ricci. Ci sono forme di comunicazione, come quella che include scopi comici, che fanno epoca. Si può essere più o meno graffianti, sardonici, feroci, disincantati, grotteschi. Ma non si può prescindere dal modo.
Il modo rimane impresso nelle menti, al di là della risata estemporanea. La sobrietà di Vianello, la sua capacità di essere iperbolico senza eccessi, il suo talento nel “fiondare” (come quello dello stesso Villaggio, con differenze stilistiche ma eguale humour nero) quasi che gli strali fossero punture di fioretto, sono doti che vanno sparendo dall’orizzonte della tv. Tutto cambia, tutto scorre e si trasforma. Una battuta del tipo “Mensa ligure: avanti, c’è pesto” appartiene ad una dimensione ormai datata; ai provini per i laboratori Zelig farebbe piangere i selezionatori. Oggi, invece, piangiamo quella genuina semplicità di un mondo di cui si poteva ridere con eleganza, senza chiasso.