Savona. A partire dal prossimo mese di aprile partirà la campagna di raccolta firme per la promozione di 3 referendum in difesa dell’acqua, della sua gestione pubblica e per i Beni Comuni.
Con l’intento di costruire anche nella nostra provincia un ampio fronte in grado di opporsi alle politiche privatizzatici e a sostegno della campagna, gli organizzatori chiedono di partecipare all’incontro che si terrà mercoledì 31 marzo alle ore 21 presso la sede del Cesavo di via Nizza a Savona. L’incontro ha l’obiettivo di costituire il Comitato Promotore Savonese e di mettere a punto l’organizzazione della campagna referendaria.
“Il 19 novembre 2009 – ricorda Roberto Melone del Comitato Territoriale Savonese Per il Contratto Mondiale sull’Acqua – alla Camera dei deputati si approvava, con ricorso alla fiducia, il decreto Ronchi, che all’art. 15 avviava un processo di privatizzazione dei servizi pubblici locali, di dismissione della proprietà pubblica e delle relative infrastrutture, ovvero un percorso di smantellamento del ruolo del soggetto pubblico che non sembra avere eguali in Europa. A rendere ancor più grave, nel merito e nel metodo, l’approvazione del decreto Ronchi, vi è il fatto che esso sia stato approvato ignorando il consenso popolare che soltanto due anni fa si era raccolto intorno alla legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica (raccolte oltre 400.000 firme), elaborata e promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ed oggi in discussione in Parlamento. Nel frattempo cinque regioni hanno impugnato il decreto Ronchi di fronte alla Corte costituzionale, lamentando la violazione di proprie competenze costituzionali esclusive”.
“Il decreto Ronchi – prosegue Melone – convertito in l. n. 166 del 2009, colloca tutti i servizi pubblici essenziali locali (non solo l’acqua) sul mercato, sottoponendoli alle regole della concorrenza e del profitto, espropriando il soggetto pubblico e quindi i cittadini dei propri beni faticosamente realizzati negli anni sulla base della fiscalità generale. Un testo che non sembra considerare come negli ultimi anni la gestione privatistica dell’acqua abbia determinato significativi aumenti delle bollette e una riduzione drastica degli investimenti per la modernizzazione degli acquedotti, della rete fognaria, degli impianti di depurazione. Ciò nonostante, la nuova legislazione, imponendo la svendita forzata del patrimonio pubblico e l’ingresso sostanzialmente obbligatorio dei privati nella gestione dei servizi pubblici, renderà obbligatoria, anche per l’acqua la privatizzazione. All’acqua verrà attribuito il valore di merce e sarà posta sul mercato come un qualsiasi bene a rilevanza economica”.
