[thumb:2559:l]Savona. Oggi, presso la Prefettura di Savona, si sono riuniti i responsabili degli enti e delle istituzioni che da anni sono impegnati nei servizi di ricerca persone in ambito extraurbano in applicazione del Protocollo provinciale interistituzionale, che prevede il coordinamento degli operatori del soccorso tecnico e sanitario e di coloro che agiscono in funzione di supporto ai medesimi, nell’ottica di ottimizzare le risorse umane e strumentali impiegate.
L’incontro, presieduto dal prefetto Nicoletta Frediani, con la partecipazione dei vertici provinciali di polizia di Stato, carabinieri, guardia di Finanza, vigili del fuoco, corpo Forestale dello Stato, unitamente alla direzione del 118 Savona Soccorso e ai rappresentanti del Soccorso Alpino e del volontariato, è stato occasione di confronto sulle problematiche operative emerse (la stagione in cui si verifica il maggior numero di dispersi nei boschi volge al termine), dal momento che la procedura, pur essendo da anni utilizzata con soddisfacenti risultati, richiede, comunque, opportune puntualizzazioni sugli aspetti concreti che emergono dalle esperienze “sul campo”.
Tali specificazioni sono quanto mai opportune in un contesto normativo come quello attuale, dove si registrano contraddizioni legislative ovvero contrasti interpretativi con riferimento, per esempio, al ruolo di taluni soggetti coinvolti nell’attività di ricerca, come quello del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, corpo che a livello locale collabora in sinergia con le altre componenti del Protocollo, ma non ha sottoscritto tale intesa provinciale seguendo il proprio indirizzo nazionale.
Per quanto precede, da un lato, è emersa la necessità di riunioni sistematiche e periodiche di confronto tra le componenti, con particolare riferimento ai rapporti tra Comando provinciale dei vigili del fuoco (cui è demandato, istituzionalmente, il soccorso tecnico urgente in generale) e la delegazione locale del Cnsas (cui legislativamente è demandato il soccorso in determinate situazioni, come le zone impervie, le grotte), in modo da affinare e concordare le sinergie in sede locale, sotto l’egida, se necessario, della Prefettura. Dall’altro lato, ci si propone di sensibilizzare i vertici nazionali degli enti e delle strutture coinvolte, affinché vengano disciplinate, mediante protocolli ed intese nazionali le competenze nelle cosiddette “zone grigie”.
Secondo i dati elaborati, tutte le componenti del Protocollo provinciale per la ricerca persone in ambito extraurbano sono stati attivate 43 volte per quest’anno (fino al 9 novembre 2009), in sensibile aumento rispetto a quelle dello scorso anno (19 attivazioni) e del 2007 (24 attivazioni), di poco superiore al dato del 2006 (39 attivazioni).