[thumb:13911:l]Albenga. Il disegno di legge su disposizioni in materia di fine vita, approvato dal Senato trova il consenso di Eraldo Ciagherotti, presidente di Federvita Liguria. Non altrettanto il ddl al vaglio della Camera.
“La sintesi sul fine vita raggiunta al Senato – dichiara Ciangherotti – va decisamente bene. Lo Stato si impegni a riconoscere e tutelare, senza se e senza ma, la vita umana, quale diritto inviolabile ed indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge”.
“Il ddl sulle ‘Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento’, oggi al vaglio della Camera dei Deputati, con alcuni emendamenti ‘concordati’ rischia di diventare un’accozzaglia di normative – afferma il presidente di Federvita Liguria – un compromesso storico, che ricorda tanto la storia della legge 194/78 in materia di aborto. Sulla vita, all’inizio come alla fine, per transigere e trovare un accordo, in Parlamento, sembra vada di moda giocare al ribasso. Apprendiamo che anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che dovrebbe garantire il suo ruolo istituzionale superpartes, ha da dire la sua. Conviene allora mantenere saldi i principi ispiratori del ddl, così come licenziati al Senato”.
“Sentire affermare – continua Ciangherotti – direttamente dall’onorevole Di Virgilio, relatore del ddl alla Camera, che ‘i sostegni vitali possono essere sospesi soltanto in casi eccezionali, quando questi costituiscano un accanimento terapeutico, quando non abbiano più nessunissima possibilità di aiutare il paziente, quando diventino inutili’ fa venire il sospetto che, tra questi casi eccezionali, sarebbe rientrata perfettamente, nella legge, anche il caso di Eluana Englaro. Tutti però ricordiamo come lo stesso Parlamento e gli stessi deputati e senatori di oggi avessero preparato un dispositivo di legge ad hoc, qualche mese fa, per salvare la vita della giovane di Lecco, proprio poche ore prima che morisse di fame e di sete”.
“Inoltre, mentre le direttive anticipate, approvate al Senato, si riferivano ai soggetti in stato vegetativo, ‘non più in grado di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze” e per questo motivo incapaci di “assumere decisioni che li riguardino’, alla Camera, a detta dell’onorevole Di Virgilio, è stata ‘estesa la platea, oltre allo stato vegetativo, anche ai soggetti che non sono più in grado di intendere e di volere’. Infatti ‘quando il medico curante – ha specificato Di Virgilio – dichiara e accerta che il soggetto si trovi nell’incapacità di comprendere l’informazione sul trattamento sanitario e sulle sue conseguenze, in quel momento la disposizione di trattamento assume rilievo, laddove ci sia un’incapacità di intendere e di volere persistente, non transitoria’. Non è forse questo un modo ‘mascherato’ per legalizzare anche il suicidio assistito? Non è forse questo un modo per promuovere anche la cultura dell’eutanasia, magari a lungo termine, facendo rientrare le persone incapaci di intendere e di volere nel diritto alla morte?”.
“Date le premesse – conclude Ciangherotti – a noi sembra che alla Camera dei Deputati un malato affetto da Alzheimer, piuttosto che dal morbo di Parkinson con demenza o da altre gravi patologie psichiatriche o disabilità invalidanti, avrebbe titolo, per legge, lui o chi per esso, di interrompere la sua vita”.