Garlenda, anche il sindaco Miele perplesso su privatizzazione acque

Giuliano Miele, sindaco Garlenda

[thumb:10369:l]Garlenda. Dopo il parere negativo espresso da numerose amministrazioni locali anche il Comune di Garlenda ha deciso di esprimere le sue perplessità sull’ATO e sul sistema di privatizzazione dell’acqua, che assegnerebbe a società miste pubblico private la gestione degli acquedotti. “Il problema sollevato da molti Comuni – spiega il primo cittadino di Garlenda Giuliano Miele – in relazione alla previsione del gestore unico (pubblico/privato) del ciclo delle acque non è irrilevante ai fini della realizzazione del ‘previsto’ depuratore di Villanova di Albenga. La previsione del gestore unico fa parte del progetto ATO da sempre”.

Miele, pur ritenendo inadeguata la proposta contenuta nell´ATO nella sua generalità, definisce “sospetta” la levata di scudi contro il gestore unico in questo momento e aggiunge: “In considerazione della particolarità e peculiarità del nostro territorio con Comuni montani, collinari di pianura e costieri ognuno con sue caratteristiche che sono difficilmente conciliabili e direi ‘impossibili’ da accomunare sotto l´egida di un unico gestore (magari privato) delle acque. Esistono Comuni che hanno risorse esuberanti ed altri che ne sono carenti con sistemi di depurazione che vanno dalle fosse imoff a depuratori oggi insufficienti, con tariffe diverse da Comune a Comune ma che essendo presenti in loco sono in grado di interventi ‘immediati’. Questa realtà dovrebbe far pensare non ad un gestore unico, bensì a più gestioni che uniscano Comuni con caratteristiche omogenee e/o comunque integrabili”.

L’attenzione del sindaco di Garlenda si sposta poi sul fronte del progetto del Depuratore Ingauno: “Oggi riparte ‘l´ammoina’ che, pensando in grande, aveva messo in piedi l’idea del depuratore, intervento necessario anzi indispensabile per tutto (o quasi tutto) il comprensorio ma che di fatto per la sua imponenza rendeva ‘fragile’. L´esperienza tipicamente italica avrebbe dovuto insegnarci che opere imponenti anche se condivise se richiedono interventi che vadano oltre una legislatura diventano spesso irrealizzabili.
Dopo che sono passati 5 anni, ci dicano con chiarezza quali sono le soluzioni alternative al Depuratore Ingauno (e ci sono) e magari nelle more di trovare la soluzione realizzabile diano ai comuni come il nostro che un depuratore lo possiede le risorse economiche necessarie per fare interventi di adeguamento alle nuove esigenze di incremento del volumi trattati, ci basterebbe lo 0,5% della spesa prevista per quello comprensoriale”. “Il miraggio dell´ATO – conclude Miele – che avrebbe risolto tutti i problemi, ha invece di fatto ‘ingessato’ ed impedito alle amministrazioni come la nostra di trovare soluzione alternative ed adeguate alle proprie esigenze, condizionando e ritardando interventi a volte necessari a volte indispensabili”.