[thumb:13551:l]Savona. Polemica fra amministrazione provinciale e Regione dopo l’approvazione della variante al Piano territoriale di coordinamento paesistico, relativa alla fascia costiera, che di fatto bloccherà un congruo numero di operazioni immobiliari sottoponendo a tutela circa centro chilometri quadrati di litorale.
Il provvedimento interesserà, nel Savonese, i comuni di Alassio, Albenga, Albisola Superiore, Andora, Bergeggi, Borghetto, Borgio Verezzi, Celle Ligure, Ceriale, Finale Ligure, Laigueglia, Loano, Noli, Pietra Ligure, Varazze ma anche Balestrino, Giustenice, Quiliano e Toirano mentre Spotorno, Vado Ligure, Savona, Albissola Marina saranno interessati solo per quanto riguarda le indicazioni relative al “tracciato storico” della via Aurelia.
La giunta guidata da Angelo Vaccarezza (spalleggiata dalle amministrazioni di Pietra, Varazze, Alassio, Borghetto, Albisola Superiore, Giustenice, Finale, Celle e Ceriale) lamenta in particolare l’assenza di coinvolgimento degli enti locali nella redazione del nuovo piano. “La stessa terminologia introdotta nelle norme di attuazione del Piano per le cosiddette ‘zone sature’ – sottolineano da Palazzo Nervi – appartiene al livello della pianificazione urbanistica. Spetta infatti ai Comuni attraverso i Puc, individuare e normare queste aree e risulta impropria se introdotta dalla pianificazione paesistica Regionale. Si profilano quindi elementi di illegittimità della procedura e dei suoi contenuti, che potrebbero essere sollevati in sede di ricorso legale-amministrativo: le Province di Savona e Imperia stanno collaborando per sostenere i Comuni in questi casi”.
“La variante è stata adottata dalla Regione come un atto autoritativo imposto da un ente sovraordinato che governa sui Comuni e le Province disconoscendo il principio di sussidiarietà e del rapporto di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali” proseguono i vertici della Provincia, sferrando poi un duro attacco: “Questa variante può essere letta, sul piano politico, con una smentita, ad un anno dalle elezioni regionali, al libro ‘Il partito del cemento’ che racconta il sistema affaristico degli amministratori regionali e locali del centro-sinistra per dimostrare una presunta vocazione ambientalista, contraria alla speculazione edilizia soltanto di facciata. Tutto questo con un atto di prevaricazione, un’indebita interferenza nei confronti dei Comuni nell’esercizio delle loro competenze in materia di governo del territorio”.
“I territori costieri ancora integri, senza possibilità di presidio, saranno soggetti all’abbandono, al degrado, alle frane ed agli incendi” sostiene la giunta dell’ente di via Sormano, spiegando poi: “La possibilità di risiedere in questi territori con bassi indici di edificabilità e costruzioni ad un piano, ben inserite nel contesto, realizzate con i criteri della bioarchitettura, del risparmio energetico, del recupero delle acque piovane e con a carico prestazioni di presidio è l’unica possibilità di preservare la bellezza ed i valori di questo territorio”. [image:13551:r]
“Le province non hanno una tradizione autoritativa nei confronti dei Comuni e le migliori esperienze provinciali nel campo della pianificazione territoriale e paesistico ambientale non hanno mai imposto alle comunità locali strumenti burocratici, rigidi, prescrittivi, zeppi di vincoli divieti e norme che si stratificano e si sovrappongono uno all’altro” dichiarano ancora gli esponenti della giunta Vaccarezza, concludendo poi: “La Provincia è un ente propositivo che sviluppa obiettivi, azioni e progetti lungo un percorso di sostenibilità ambientale condiviso dalle varie realtà”.
Frenetici i contatti tra Imperia e Savona, all’insegna di un neonato “asse” del Ponente ligure. Il sindaco di Sanremo ha già contattato il presidente Vaccarezza, annunciando l’intenzione dell’amministrazione provinciale di riferimento di chiedere l’immediato ritiro delle nuove normative. Inoltre i sindaci “ribelli” hanno già scelto, con decisione unanime, di respingere la variazione al Piano. L’intenzione è quella di dar vita a proposte alternative o comunque singoli atti consiliari che poi andrebbero a confluire in un documento comune.