[thumb:13267:l]Savona. Qualche ora prima di essere uccisa, Miriam Tambaro si era fatta tatuare un motivo floreale sul fianco. Non avrebbe mai pensato che quel segno sulla pelle avrebbe marchiato le ultime ore della sua vita. Il tatuaggio, realizzato da uno specialista tattoo a Varazze, è stato un “dono” di Roberto Tobia (foto a destra), l’ ex compagno, ora amico intimo ora nemico implacabile, morboso persecutore accecato dalla gelosia che di lì a poco l’avrebbe uccisa premendo il grilletto di una calibro 38. L’ultimo dell’infinita serie di regali che non erano riusciti ad ottenere al sessantenne l’amore esclusivo con la donna di trent’anni più giovane.
Roberto Tobia, ex titolare di un’azienda del ramo carburanti, pregiudicato, coltivava una passione maniacale per Miriam Tambaro, madre di un bimbo di 6 anni, residente in via Bonifacio del Vasto a Savona. Secondo quanto ricostruito dalle testimonianze, domenica scorsa l’uomo si è presentato sul posto di lavoro della giovane, presso una panetteria in via Giovanni XXIII ad Albisola, e i due se ne sono andati via insieme.
L’ultima volta in cui sono stati visti è stato a Varazze, nel pomeriggio di domenica, quando Miriam, accompagnata dall’uomo, è entrata nello studio di un noto tatuatore e si è fatta imprimere una figura floreale sul fianco. Il conto dell’opera indelibile l’ha pagato l’amico-persecutore, che sembrava aver riallacciato i rapporti con la ex, dopo lunghi tempi di molestie e persecuzioni.
Ieri sera intorno alle 22, nel parcheggio sopra l’ospedale San Paolo, in zona Valloria, la scoperta dei due cadaveri. All’interno del pick-up Mitsubishi L200 di colore grigio metallizzato, di proprietà del sessantunenne, il corpo senza vita della donna, raggiunta da almeno due proiettili alla nuca, forse mentre stava cercando di uscire dall’abitacolo. Dopo aver esploso i colpi contro l’ex compagna, l’uomo ha rivolto la pistola contro se stesso, ha appoggiato la canna al mento ed ha sparato.
A fare l’orrenda scoperta è stato il padre di Miriam, Salvatore, pensionato della Brown Bovery, l’attuale Bombardier Transportation. Sul posto sono accorsi carabinieri, polizia, esperti della Scientifica. L’arma, un revolver, non era regolarmente dichiarata, a differenza di due fucili che gli investigatori hanno rinvenuto nell’abitazione dell’assassino-suicida. Si presume dai primi accertamenti che si tratti di una pistola rubata, arrivata in Riviera da Torino.
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