[thumb:11710:l]Savona. La brachiterapia prostatica è una tecnica mininvasiva per curare il tumore della prostata ed evitare l’operazione chirurgica preservando in molti casi la funzione sessuale ed evitare il rischio di incontinenza urinaria. La brachiterapia si sta diffondendo in Italia, sull’esempio degli Stati Uniti dove da tempo utilizzata su migliaia di pazienti con tumore localizzato della prostata e dove era stata chiamata la “terapia del manager” proprio perché il paziente entrava in ospedale il venerdì sera e poteva tornare al lavoro il lunedì successivo.
È utilizzata per il trattamento della neoplasia prostatica a basso rischio. “Semi” in titanio, delle dimensioni di qualche millimetro, contenenti un isotopo radioattivo di iodio, vengono infissi mediante aghi nella prostata per via transperineale sotto il controllo ecografico transrettale. Il trattamento viene eseguito in un’unica seduta con una notevole riduzione degli effetti collaterali a carico del retto e della vescica ed una rapida ripresa della vita sociale.
La Struttura complessa di urologia dell’ospedale San Paolo di Savona, diretta da Claudio Giberti, è uno dei centri di riferimento italiani per questa tecnica. È stata la prima in Italia nel 1999 a trattare il carcinoma prostatico a basso rischio con la tecnica “real-time” che prevede direttamente in sala operatoria il calcolo del numero dei semi necessari, la loro posizione nella prostata e la dose ottimale. Da allora, e grazie all’affiatamento dell’equipe multidisciplinare che coinvolge, oltre agli urologi, i radioterapisti e i fisici sanitari, sono stati eseguiti circa 200 trattamenti.
Forte di questa esperienza l’Urologia del San Paolo giovedì 16 e venerdì 17 aprile ha organizzato il congresso nazionale dal titolo “Trattamento brachiterapico del carcinoma prostatico: dieci anni di esperienza dei centri italiani” che si terrà presso l’aula magna del padiglione Vigiola dell’ospedale San Paolo con relatori provenienti da tutto il territorio nazionale: verranno riportate e messe a confronto le esperienze di specialisti provenienti dall’ospedale San Raffaele e dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, da Trento, Torino, Ravenna, Catania, Brescia, Cagliari, Rionero, Lucca, Sassari.
Venerdì 17 verranno approfondite le problematiche relative all’impianto, il miglioramento della qualità di vita e la funzione erettile dopo l’intervento. Una particolare sessione sarà dedicata ai casi di fallimento ed alle prospettive future di questa tecnica innovativa.