Nuova udienza

Processo Tirreno Power, botta e risposta tra l’azienda e Uniti per la Salute sul misuratore delle emissioni

Prosegue il procedimento per disastro ambientale e sanitario colposo

Totem Tirreno Power operazione trasparenza

Savona. Nuova presa di posizione di Tirreno Power sul processo a carico dell’azienda per disastro ambientale e sanitario colposo relativo alla centrale di Vado Ligure nel quale sono a giudizio ventisei persone tra manager ed ex manager di Tirreno Power.

Oggi nuova udienza in Tribunale a Savona, nella quale sono stati ascoltati altri testi del procedimento penale in atto. “Nelle ultime due udienze – sostiene l’azienda in un comunicato stampa ufficiale – i pilastri su cui si basa l’inchiesta sono stati demoliti dai testi della stessa accusa. Oggi nella sua deposizione Marco Mazzoni, coordinatore del gruppo istruttore che ha rilasciato l’Aia a Tirreno Power, ha confermato che il misuratore a camino non doveva esserci, che la prescrizione non era corretta e che era stata tolta dall’autorizzazione integrata ambientale”.

“Mazzoni – prosegue il comunicato – ha chiarito che la norma prevede la necessità di misurare i valori di emissione dei singoli gruppi, mentre il misuratore al camino unico non lo avrebbe consentito: ‘Tutte le emissioni devono essere misurate sul camino del gruppo che le produce – ha detto Mazzoni – Il fatto che ci potesse essere una unica misurazione a mio avviso era una complicazione tant’è vero che questa prescrizione è stata cancellata. Quei valori non avrebbero avuto alcun effetto legale ma solamente conoscitivo“. Nonostante la prescrizione dunque fosse sbagliata e cancellata, la mancata installazione di questo misuratore è uno dei punti cardine del provvedimento di sequestro dell’impianto del 2014. Mazzoni ha poi parlato delle perizie sui licheni affermando che il biomonitoraggio lichenico ‘non ha ragion d’essere dal punto di vista della certificazione della qualità dell’aria‘ confermando poi che si tratta di ‘sensori che sono stati abbandonati da tutti‘”.

“Nella precedente udienza del 12 novembre – insiste ancora Tirreno Power – la dirigente del settore ambiente della Regione Liguria, Gabriella Minervini, aveva affermato che i consulenti della procura sbagliavano sostenendo che fossero stati superati i limiti di emissione per la centrale. Le emissioni, ha detto la Minervini, ‘erano ampiamente nei limiti di Legge, totalmente in contrasto con l’affermazione che veniva fatta in quella relazione (ndr dei consulenti della procura) in cui si diceva che i limiti di Legge erano superati‘. Minervini ha dato inoltre un chiarimento importante sull’impatto sanitario: ‘L’altra cosa che non corrispondeva era che in quella relazione si diceva che c’era un pericolo per la salute proprio perché c’era il superamento dei limiti di Legge. Solo che non era stato preso in considerazione il fatto che nei dati rilevati, l’apporto di Tirreno Power non era il 100%, ma era intorno a un quarto, il 25% – 30%. Allora alla luce di tutte queste cose io avevo prodotto due pagine al Procuratore in cui si evidenziavano tutte queste cose‘”.

Di tutt’altro avviso Uniti per la Salute: “In merito alla udienza odierna nel  processo per disastro ambientale e sanitario colposo relativo alla centrale di Vado Ligure nel quale sono a giudizio ventisei persone tra manager ed ex manager di Tirreno Power si ritiene doveroso precisare quanto riteniamo sostanziale e punto centrale. Dopo una complessa prolusione di un legale della difesa, alla sua precisa domanda riassuntiva se il teste Mazzoni potesse dichiarare che la soluzione dello SME a camino (prescrizione dell’ AIA 2012 n.d.r.) non fosse tecnicamente corretta, il teste Mazzoni ha dato come risposta un no secco e categorico. Ad ulteriore domanda sulla non rappresentatività della misurazione a camino, il teste ha nuovamente risposto con un no deciso”.

“Si ricorda – proseguono da Uniti per la Salute – che la prescrizione aia 2012 prevedeva che SME a camino non andasse a sostituire le apparecchiature sul condotto orizzontale, ma ad aggiungersi ad esse, evidentemente come ulteriore garanzia. Si ricorda altresì che il teste, a domande sulla questione lichenica, ha ribadito di non essere un biologo”.”Per quanto riguarda la precedente testimonianza della dott. Minervini (già dirigente del settore ambiente della Regione Liguria) si ribadisce che la stessa ha confermato che nel maggio 2014, successivamente al sequestro dei gruppi a carbone, si è sentita letteralmente “presa per i fondelli” dall’azienda che, improvvisamente e contrariamente a quanto sostenuto in precedenza, presentava un piano che, fin da subito e con semplici interventi di manutenzione, prevedeva di contenere le emissioni di SO2 di quasi la metà rispetto a quanto autorizzato in sede di AIA del 2012 e di ridurre significativamente anche le emissioni di NOx e CO. Ha ribadito inoltre che riteneva inattendibili i sistemi di monitoraggio delle emissioni – SME – adottati dall’azienda (non a camino) e non veritieri i dati sulle emissioni di polveri” conclude Uniti per la Salute.

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