Finale Ligure. “Con un certo stupore ho appreso stamane che il Comune avrebbe raggiunto, al 31 marzo, una percentuale della raccolta differenziata del 76,82 per cento. Fosse anche un dato statisticamente corretto non muterebbe il mio giudizio verso la gestione devastante della raccolta differenziata, ispirata a criteri antesignani, in genere irrazionali, complessi per i cittadini e soprattutto indecorosi”. Lo afferma Massimo Gualberti, candidato sindaco di Finale Ligure.
“Va comunque ben chiarito che il dato cui pomposamente si riferisce l’amministrazione è quello, provvisorio e non certificato, dei primi tre mesi dell’anno: gennaio, febbraio e marzo. Usando lo stesso criterio sarebbe stato possibile dichiarare di aver risolto anche il problema dei parcheggi, negli stessi mesi infatti non sussistono particolari problemi a ricercarne uno. Il dato definitivo della differenziata riferita all’anno 2018 non è ancora disponibile, ma si attesterà attorno al 65 per cento, ben distante dalla percentuale dichiarata. Per il suo raggiungimento un grande rilievo ha oggettivamente avuto l’abbattimento di palme e pini marittimi, senza i quali saremmo probabilmente rimasti sotto i limiti di legge”.
“Ovviamente è chiaro a tutti come tronchi e fronde siano stati smaltiti esattamente come un qualunque altro rifiuto. La differenziata nel 2013 ammontava al 48,79 per cento, ciò a significare che in 5 anni i finalesi sono impazziti per la modestissima crescita di circa il 16 per cento, in media poco più del 3 per cento all’anno. L’equivoco non è però finito, almeno stando ai dati pubblicati sul sito di Finale Ambiente. Nei primi tre mesi dell’anno è vero sia aumentata la percentuale di differenziata, ma nessuno dice che i rifiuti siano aumentati di ben 367 mila chili e che, casualmente, la categoria nella quale finiscono palme e alberi abbattuti sia aumentata del 112 per cento”.
“Analizzeremo meglio i dati, ma anche questa volta le care palme pare abbiano egregiamente svolto la loro funzione. Sarà forse per questo che il punteruolo è rosso?”, conclude Gualberti.