[thumb:9986:l]Pietra Ligure. Mario Rendina, il settantacinquenne che ha sparato contro il primario del reparto di otorinolaringoiatria Stefano Nosengo, ha agito per uccidere, non semplicemente per intimidire o dare un avvertimento. Il medico, che dal faccia a faccia con il pensionato è uscito gambizzato, ha evitato il peggio solo grazie alla prontezza di riflessi. Le fasi turbolente dell’episodio di sangue si sono succedute nel giro di pochi minuti sull’uscio dell’ambulatorio dell’Unità Spinale del Santa Corona dove lo specialista stava ricevendo i pazienti.
Mario Rendina, commerciante ambulante in frutta e verdura in pensione, si è avvicinato al dottor Nosengo intorno alle 11,30. Incurante della presenza di alcune persone nella sala d’aspetto, ha estratto una vecchia pistola, una Mauser calibro 6,35, e l’ha puntata al petto del medico per fare fuoco. Quest’ultimo, resosi subito conto del pericolo, ha avuto una reazione immediata, divergendo la canna dell’arma verso terra e tentando di scaraventare l’aggressore fuori dalla porta.
Il pensionato ha premuto il grilletto ed il proiettile è finito nel polpaccio destro del dottore. L’esito della colluttazione, però, sarebbe stata ben più tragica senza la reazione immediata del medico. L’intervento dei portieri e del personale della struttura sanitaria ha fatto il resto: lo sparatore è stato disarmato e allontanato dalla sua potenziale vittima. L’uomo, in preda ad uno stato confusionale, si è seduto nella sala d’attesa in attesa dell’arrivo dei carabinieri. “Sarebbe rimasto lì seduto per ore” hanno detto gli investigatori che lo hanno interrogato.
“Mi è andata ancora bene – ha commentato il dottor Nosengo – Quando ho visto la pistola ho avuto paura. Mi ha sparato un colpo solo, ma poteva spararne altri. Quando sono finito a terra ho capito che non mi avrebbe più fatto del male”. Il proiettile si è infilato nella gamba del medico senza ledere le ossa. L’assalitore, quando ha visto crollare la sua vittima, ha desistito dall’infierire.
Rendina, originario di Napoli, separato e padre di due figli, è ormai albenganese d’adozione. Da tempo assillato da dolori lancinanti alla testa, avrebbe tentato di uccidere il medico sulla spinta della folle disperazione, convinto che la degenerazione della propria patologia fosse dovuta ad un’intervento chirurgico fatto quasi due anni, quando il dottor Nosengo gli aveva sistemato una protesi impiantata nell’orecchio. L’anziano ha utilizzato una pistola detenuta illegalmente, una semiautomatica di fabbricazione sovietica, forse acquistata da un extracomunitario. Per questo, oltre all’accusa di tentato omicidio, dovrà rispondere di porto abusivo d’arma da fuoco.