Regione. Nella seduta del consiglio regionale di oggi pomeriggio è iniziato il dibattito sul disegno di legge 150 riguardante le “Modifiche alla Legge regionale 10 del 2004 in materia di assegnazione e gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e alla Legge regionale 38 del 2007 relativa all’organizzazione dell’intervento regionale nel settore abitativo.
Andrea Costa (Gruppo Misto-Liguria Popolare), relatore di maggioranza, nell’illustrare il testo ha spiegato che “l’intervento si rende necessario per diverse esigenze connesse all’attuale situazione socio-economica e, in particolare, per l’aumento di domande di residenza primaria dovute alle difficoltà economiche generate principalmente dalla crisi del mercato del lavoro”. Il consigliere ha aggiunto che la legge “si pone l’obiettivo di garantire ai nuclei familiari in possesso dei requisiti richiesti dalla legge un accesso a condizioni favorevoli alla prima casa di abitazione e nel contempo di prevedere modalità semplificate e quindi più veloci”.
A questo proposito ha ricordato che il nuovo testo consente l’accesso agli alloggi popolari a nuove categorie ed in particolare, tra gli altri, al genitore legalmente separato o divorziato che non può più utilizzare la casa di proprietà. Viene inoltre richiesto – ha spiegato – un sistema di ascolto e pronto intervento sul territorio per l’utenza ad opera degli enti gestori. Costa ha anche evidenziato che “ulteriori modifiche alla normativa riguardano la valorizzazione degli immobili di ERP inutilizzati, che abbiano caratteristiche di pregio al fine di capitalizzare risorse, mediante la vendita, da destinare in programmi di costruzione, acquisto o recupero di altri alloggi pubblici sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale”.
Stefania Pucciarelli (Lega Nord Liguria-Salvini) ha ricordato che nel 2015 aveva presentato una proposta di legge per modificare i principi di assegnazione degli alloggi popolari e che l’assessore Scajola decise di assumere le proposte in un più vasto provvedimento. “Oggi lo ringrazio, infatti la mia proposta era allora caratterizzata da un principio al quale questa maggioranza non è mai venuta meno, cioè il dovere etico e politico di privilegiare, nell’assegnazione dei servizi del wellfare, quanti vivono e lavorano da più tempo nella nostra. Si tratta di una massima – sintetizzabile nella frase ‘prima gli italiani’ – con la quale stiamo cercando di riformare l’intera erogazione dei servizi regionali. Ed è una massima assolutamente al passo con i tempi, perché oggi, nell’attuale situazione socio-economica, i criteri di assegnazione utilizzati fino a pochi anni fa non garantiscono più l’equità sociale”.
Pucciarelli ha aggiunto: “Tra le mie proposte, che sono state assunte dall’assessore Scajola, ce n’è una di cui vado particolarmente fiera: permettendo lo scorporo dal patrimonio della casa data in assegnazione all’ex coniuge, i nuovi principi garantiranno la possibilità di ottenere un alloggio popolare anche ai molti padri separati che, escluso l’immobile suddetto, hanno una situazione economica corrispondente ai requisiti di accesso ai bandi di concorso”.
Lilli Lauro (Giovanni Toti Liguria) ha rilevato che i “Comuni hanno approvato questa legge perché è giusta”. Lauro ha aggiunto: “E’ una riforma importante e dà fastidio a chi ha vissuto di privilegi per anni, ora noi siamo vicini a chi ha davvero bisogno della casa. Il disegno di legge ha messo mano all’organizzazione di Arte anche per quanto riguarda la sicurezza e la pulizia degli edifici e vigileremo sulla sua applicazione”. Lauro, dopo avere fortemente criticato la gestione del settore da parte della precedente giunta di centro sinistra, ha ringraziato l’assessore “anche da parte dei portatori di handicap, delle giovani coppie e dei padri separati. Questo è un atto coraggioso che metterà ordine dove fino ad ora c’è stato il disordine e aveva prevalso la disuguaglianza”. Il consigliere, infine, ha rilevato come aspetto positivo il fatto che, in caso di trasferimento all’interno della stessa regione per motivi di salute o lavoro, l’assegnatario possa scambiare l’alloggio del Comune di provenienza con quello nella nuova destinazione.

La parola è poi passata ai gruppi di minoranza: “Prima ancora dell’inizio della discussione in consiglio regionale sulla nuova legge in materia di case popolari l’assessore Scajola ha fatto già due clamorosi passi indietro – fanno notare i consiglieri del gruppo Pd Raffaella Paita e Giovanni Lunardon – Per prima cosa ha tolto la sublocazione e cioè la possibilità per i residenti negli alloggi Erp di affittare una stanza anche a chi non avrebbe diritto a stare in questo tipo di appartamenti. Poi, sempre Scajola, le cui leggi vengono prontamente modificate dall’aula e giudicate incostituzionali, è tornato indietro anche sul numero di anni che servono a una famiglia per perdere il diritto alla permanenza in un alloggio, quando il proprio reddito aumenta”.
“Il centrosinistra, in passato, aveva escluso il conteggio del reddito dei figli che trovano lavoro per dieci anni; Scajola ha abbassato il limite a due anni (neppure consecutivi). Ora l’assessore ha aumentato il termine prima a 4 e poi a 5 anni. Ma, come dicono i comitati degli inquilini, non basta. Perché dopo quel termine si finisce in mezzo a una strada. La nostra proposta, recependo le istanze di sindacati e comitati è invece di fissare il limite a 5 anni per tutti coloro che superano i parametri Isee, ma di portarlo a 10 per chi ha dei figli. Fatte salve questo modifiche (i saldi-Scajola) restano ancora molte norme assurde come quella che regola l’accesso alle case popolari. D’ora in poi gli stranieri avranno bisogno di dieci anni di residenza per chiedere un alloggio, mentre ai liguri ne serviranno cinque. Ma non 5 anni di residenza in Liguria: cinque anni di residenza nell’ambito in cui si chiede la casa, e cioè in un territorio ristretto di quattro o cinque comuni. Cosi chi trova lavoro fuori da questo bacino deve aspettare 5 anni per avere una casa”.
“Questo provvedimento colpisce i liguri. Altro che prima gli italiani. Insomma questa legge Toti-Scajola, per motivi di propaganda spicciola, riduce la possibilità di accesso agli alloggi popolari, elimina i diritti, accentra tutto in capo ad Arte, vende i gioielli di proprietà pubblica e non prevede investimenti. Il Pd – sottolineano i consiglieri Paita e Lunardon – continuerà a lottare al fianco dei comitati e dei sindacati degli inquilini”.
Luca Garibaldi (Pd) ha rilevato posizioni diverse da parte della maggioranza dichiarando che il provvedimento, in realtà, “tradisce gli obbiettivi che si propone. Se volevate risolvere dei problemi – ha detto rivolgendosi alla giunta – avete fallito, se volevate ampliare la platea di beneficiari e dare sostegno alle persone avete fallito”. Secondo Garibaldi il testo ha un carattere “ideologico” e non “politico”. Forti critiche Garibaldi ha espresso anche rispetto alla vendita degli immobili di Arte nelle aree di pregio e perplessità sull’inserimento delle forze dell’ordine fra i potenziali beneficiari degli alloggi. “Questa norma è un manifesto inapplicabile e sarà un danno per i liguri. La questione degli stranieri – ha concluso – è solo uno specchietto per le allodole”.
Juri Michelucci (Pd) ha detto che questo disegno di legge, “partito con lo slogan “la casa ai liguri”, se non ci saranno correttivi, rischia di lasciar troppi liguri senza casa”. Il consigliere ha aggiunto che questa legge non va nella direzione di risolvere il disagio sociale e ha preannunciato la presentazione da parte del suo gruppo di diversi emendamenti. “Noi – ha detto – chiediamo investimenti più forti nell’edilizia popolare” e ha ipotizzato che la maggioranza intenderebbe fare marcia indietro su alcune questione “per porre un rimedio almeno parziale”.

“Grazie al nostro pressing, siamo riusciti a far stralciare dall’assessore Scajola alcuni degli aspetti più critici del provvedimento – dice Andrea Melis, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Liguria – In particolare è stata scongiurata la logica assurda della sublocazione, che avrebbe ingenerato un sistema pericoloso e dare adito a mille potenziali storture”.
“Un altro emendamento di giunta consentirà il superamento dell’Isee fino a 5 anni consecutivi. Una modifica che condividiamo, ma, se si vuole davvero incidere e dare una risposta ai cittadini con una concreta offerta di edilizia residenziale pubblica, bisogna mettere mano a una reale riforma della materia, mettendo in discussione il modello di governance delle varie Arte e i parametri Isee per l’accesso e la permanenza, che escludono tutte quelle persone in difficoltà che da anni attendono invano un alloggio. Insomma, la marcia indietro di Scajola rappresenta un passo in avanti, ma siamo lontani da una vera riforma in grado di rispondere alla sempre più crescente domanda di case popolari”.

Il punto di vista di Rete a Sinistra/LiberaMente Liguria: “Fino ad oggi ci siamo tenuti lontani dalle polemiche, non perché non ce ne fossero motivi ma perché il nostro modo di fare opposizione è sempre costruttivo e volto all’interesse della comunità. Prima di dare battaglia, volevamo capire se ci fosse almeno l’intenzione da parte della giunta di eliminare due passaggi che riteniamo lesivi e pericolosi: il soggiorno in Italia da almeno 10 anni consecutivi e la residenza da almeno 5 anni nel comune che emana il bando”, dichiara il consigliere regionale Francesco Battistini, relatore di minoranza.
“Sul primo punto grava già la sentenza 168/2014 della Consulta, che interveniva su una legge analoga della Val d’Aosta: nel merito è stato giudicato incostituzionale il vincolo di 8 anni di residenza in Italia. Se non vanno bene 8 anni, figuriamoci 10. Il centrodestra, in preda alle fobie da accerchiamento, bada più agli slogan elettorali che alla sostanza e cerca di escludere gli immigrati, con regolare permesso, dalle politiche sull’edilizia pubblica. Ma non si accorge che in questo modo esclude anche i cittadini della Comunità Europea violando i trattati. Come diceva Don Gallo: ‘dimmi chi escludi e ti dirò chi sei’. Per tutte queste ragioni abbiamo presentato 21 emendamenti migliorativi: questo disegno di legge sembra proprio cercare in tutti i modi di limitare la mobilità delle persone, ma lo fa non solo nei confronti degli extracomunitari e, come abbiamo visto, dei cittadini europei, ma anche degli stessi italiani e dei liguri”.

“Sconcertante è che come per altri provvedimenti, vedi la questione urbanistica sui luoghi di culto, il centrodestra presenta disegni di legge contenenti norme già cassate dalla Corte Costituzionale per altre regioni. Tutto avviene per mera propaganda – dichiara il capogruppo Gianni Pastorino – Non solo un non-senso giuridico, ma anche l’esatta rappresentazione della cattiva politica, del malgoverno che per meri scopi elettorali impegna il tempo della proposta e della valutazione in atti che saranno certamente respinti al mittente, con danno dei cittadini liguri e dileggio delle istituzioni”.
“Sembra un ritorno all’età dei Comuni. In una società in cui assistiamo a un’evidente carenza occupazionale, in cui muoversi per trovare lavoro non è una velleità ma spesso un obbligo, porre tutte queste limitazioni alle assegnazioni delle case popolari è pura follia – concludono Pastorino e Battistini – Ma le assurdità contenute in questo disegno di legge non si fermano qui: nessuna semplificazione per i cittadini e creazione di un imbuto per limitare i diritti dei potenziali utenti. Se da un lato si afferma la necessità di intervenire a seguito di un incremento delle richieste di alloggi, per effetto della crisi economica, dall’altro si mira chiaramente a limitare l’accesso ai bandi e non a creare maggiore offerta”.

La risposta di Marco Scajola non si è fatta attendere: “Dispiace constatare che le opposizioni strumentalizzino un tema così delicato che trova tante persone in difficoltà per portare avanti una battaglia demagogica contro una legge che il territorio aspetta da molti anni. Una riforma, quella che abbiamo proposto, che vede al centro i liguri e gli italiani, le persone sofferenti, come i disabili, gli anziani, coloro che in silenzio affrontano ogni giorno gravi problemi senza che le Istituzioni se ne accorgano. Con questi interventi diamo risposte concrete a chi le aspettava da tempo”.
“Gli emendamenti presentati sono frutto del buon senso e del confronto che in queste settimane abbiamo avuto con le Associazioni degli inquilini – sottolinea l’assessore – con le quali abbiamo costruito e condiviso la riforma. Per noi è normale confrontarci e costruire insieme quelle norme che dovranno interessare tutto il territorio. Capisco che per la minoranza sia una novità, non avendo loro questa nostra sensibilità politica”.
“Le riforme – conclude Scajola – sono necessarie e mi rendo conto che diano fastidio a chi, invece, vuole garantire privilegi a pochi, dimenticandosi dei molti che aspettano e che soffrono in silenzio. Alla minoranza dà fastidio il nostro coraggio e la nostra determinazione a mettere mano a quelle norme che loro, in dieci anni, non sono stati in grado di fare. Continueremo su questa strada poiché la stragrande maggioranza dei liguri la condivide e apprezza i nostri sforzi”.