Finale Ligure. “Il progetto SPRAR , come seconda accoglienza, nasce da un bando nazionale presentato dal Ministero dell’Interno a cui hanno partecipato centinaia di Comuni Italiani. Il progetto vieta esplicitamente la marginalizzazione degli utili. E’ infatti rendicontato sino all’ultimo centesimo speso nel budget e controllato in tre sedi differenti. Per intenderci la Cooperativa Arcimedia che è ente gestore, è pagata esclusivamente per il proprio lavoro. Non è quindi vero che si tratta di un business con chissà quali speculazioni sotto”. Così il sindaco di Finale Ligure Ugo Frascherelli risponde alle polemiche sollevate sull’accoglienza dei migranti nel Comune finalese, alloggiati presso “Casa Mandela”.
E il sindaco finalese precisa su alcuni punti controversi del programma di accoglienza: “I contributi versati loro e derivanti dalla legislazione internazionale, in ogni caso coperti dal budget del progetto, sono il cosiddetto ‘pocket money’ ed il vitto. Il primo uguale a 2,50 euro al giorno il secondo a 5 euro al giorno. Ci sono poi le borse lavoro, che sono in tutto equiparate ai lavori svolti dagli italiani”.
“I richiedenti asilo ospiti della struttura sono 25 e non 28. Il progetto prevede infatti l’invio da parte del Servizio Centrale del Ministero dell’Interno al massimo 25 maschi adulti. Le immagini comparse sulla facciata rappresentano le persone coinvolte dall’inizio nel progetto Sprar di Casa Mandela, secondo i diversi ruoli previsti. Gli amministratori pubblici che hanno promosso il progetto, i dipendenti comunali a che ci lavorano ogni giorno, gli operatori ed educatori della Cooperativa Arcimedia che cogestiscono il progetto di solidarietà, i beneficiari ospitati”.

“Tale installazione di matrice artistica, non è in nessun modo un ringraziamento dei beneficiari agli amministratori ma una realizzazione a cura dell”equipe di Arcimedia, che nella rappresentazione figurativa predisposta per l’inaugurazione del centro di accoglienza, mostra metaforicamente che l’edificio che ospita il progetto SPRAR è sorretto in primo luogo da persone reali”.
E ancora: “Grazie al Progetto SPRAR, il Comune di Finale ha risolto due emergenze abitative di italiani in difficoltà e entro il mese di febbraio anche di una famiglia, senza che questo sia costato un euro ai contribuenti finalesi, essendo tutto previsto dal budget ministeriale”.
“Infine, è bene ricordare che nei sei mesi previsti di permanenza nel progetto i beneficiari devono studiare obbligatoriamente l’italiano, partecipare a corsi professionalizzanti, ad attività di volontariato e a tirocini. Questo per integrare al meglio persone che dovranno poi cavarsela da soli nella vita. Proprio come tutti noi. Nei primi 4 mesi di attività da Casa Mandela sono uscite volontariamente 3 persone perché sono riusciti a trovare lavoro. Nove hanno partecipato a corsi professionalizzanti, 10 fanno borse lavoro di pubblica utilità o tirocini. Nei prossimi mesi, nei locali della struttura e ancora senza costi per il Comune, partiranno i corsi gratuiti aperti alla cittadinanza di alfabetizzazione informatica” conclude Frascherelli.
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