In banchina

Savona e Salerno difendono la loro autonomia portuale e scrivono al Governo Renzi

"Il declassamento a direzione di scalo, senza alcun potere e autonomia, si traduce in un modello funzionale del tutto incoerente con le esigenze di gestione"

porto savona

Savona. Ultimo appello per scongiurare l’annessione del porto di Savona con quello della Superba. Nella battaglia per la difesa dell’autonomia dello scalo savonese si sono schierati i terminalisti e le associazioni che operano in banchina.

Una lunga lettera è stata spedita quindi al Governo Renzi per ribadire la “propria ferma e convinta opposizione all’ipotesi di accorpamento del porto perché quella degli accorpamenti è una scelta inutile e dannosa”. E in questa battaglia per la “sopravvivenza” dell’autonomia gestionale delle banchine si è schierata anche Salerno che contesta l’annessione con il porto di Napoli. La lettera per conoscenza è finita anche sulle scrivanie del ministro Graziano Delrio, quindi dei governatori di Liguria e Campania Giovanni Toti e Vincenzo De Luca.

Le due comunità portuali hanno quindi deciso di rilanciare la proposta di riforma portuale verso un ben più ampio organico piano strategico. Tutto questo per salvaguardare le attività messe in atto, ma anche per poter garantire competitività e specialità acquisite negli anni.

Viene così proposto l’avvio di una sola autorità nazionale della logistica e della portualità o in alternativa di sei autorità di sistema della portatile e della logistica (nord-est, nord-ovest, sud-est, sud-ovest, Sicilia e Sardegna) capaci di realizzare una vera integrazione tra le varie componenti del sistema trasporti e della logistica. “Tutto questo per rendere complessivamente più competitivo il nostro Paese nell’interscambio con i mercati mondiali”. Diversamente sia Savona che Salerno reclamano l’autonomia delle proprie autorità così come garantita ad altri porti italiani, molti dei quali di ben minore importanza.

Savona e Salerno ribadiscono dunque che “nell’interesse primario del paese è innanzitutto importante sviluppare una rete di porti efficienti a servizio dell’export nel mondo delle proprie industrie manifatturiere, porti vicini territorialmente alle aree di produzione industriale questo perché il costo maggiore del trasporto è rappresentato dal trasferimento delle merci”. Per i terminalisti le “autorità portuali servono a gestire e coordinare sistemi complessi come appunto i porti dove interagiscono molte funzioni che spesso risolvono situazioni relative a problematiche territoriali di non facile gestione”.

Viene quindi ribadito il concetto che “il declassamento a direzione di scalo, senza alcun potere e autonomia, si traduce in un modello funzionale del tutto incoerente con le esigenze di gestione della complessità, tipica degli scali rilevanti”.

Per i terminalisti e le aziende che operano in porto “insieme a norme di semplificazione delle procedure per la nomina dei Presidenti delle Autorità Portuali, costituzionalmente compatibili con l’attuale assetto, potrebbero essere implementati subito, con un semplice intervento di “manutenzione” alla Legge 84/94 in vigore, senza attendere i tempi di una più complessa legge di riforma, con immediati effetti benefici e risolutivi per la portualità del paese”.

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Il documento
Autonomia del porto di Savona: il testo integrale della lettera inviata a Renzi