Cronaca

Loano, prete condannato per abusi su minori. I vicini: “Non ci sono mai stati problemi, polemica di alcuni parrocchiani”

Loano. “Ah non sapevo…” o ancora “Davvero vive lì, siamo venuti a vedere la chiesa restaurata, sappiamo che c’erano dei lavori e volevamo vederla…”. Sono più i turisti che i parrocchiani che oggi sono passati nella chiesa della Madonna di Loreto, finita al centro delle polemiche per la presenza di don Renato Giaccardi, parroco della diocesi di Albenga-Imperia e condannato a quattro mesi di reclusione per il reato di induzione alla prostituzione minorile. Giaccardi è stato condannato in via definitiva quando all’epoca dei fatti era parroco di Mondovì, nel 2005.

I turisti piemontesi e lombardi che spesso vengono a Loano e magari frequentano la zona e la vecchia chiesa del porto non sapevamo della presenza di don Giaccardi e sono rimasti increduli nel sapere del parroco e della sua storia, il cui trasferimento era stato deciso dalla Curia dopo l’espiazione della condanna. Il loro desiderio era vedere l’andamento dei lavori di restyling al porticato e l’altare laterale.

Il prete vive nell’alloggio della chiesa loanese da circa tre anni, ma sembra che solo negli ultimi tempi si sia sparsa la notizia tra i parrocchiani e i residenti della zona.

Tuttavia a gettare acqua sul fuoco ci pensano due vicine della chiesa: “Noi sapevamo della presenza del prete che erano finito alla ribalta anche delle cronache nazionali, ogni tanto si intravede ma non esce molto, la sua macchina è sempre parcheggiata…Per ora non ci sono stati problemi: se lui non dà fastidio non vediamo il perché debba andarsene…” concludono. Altri parrocchiani sembrano sulla stessa lunghezza d’onda: “Sappiamo che è qui e che è stata una decisione della Diocesi. L’allarme è la paura mi sembrano esagerati, è una polemica solo di alcuni…”.

Per ora dalla parrocchia loanese di San Giovanni e dalla Diocesi nessun commento sulla vicenda, in attesa di una possibile decisione in merito alla richiesta arrivata da una parte di parrocchiani di trasferire don Giaccardi.