Savona. La vicenda dei sei finti ciechi che avrebbero intascato indebitamente 1.100 euro al mese come pensioni di invalidità è approdata oggi in tribunale.
La difesa ha cercato di ridimensionare la posizione dei propri assistiti puntando su due elementi: primo, il fatto che “i sei” abbiano effettivamente gravi problemi alla vista e che sia stata la commissione medica preposta ad assegnare loro quell’indennità (come a dire: se errore c’è stato, è da attribuire a chi ha preso quella decisione); secondo, il fatto che la Procura non abbia sottoposto gli indagati a esami specifici per capire quali fossero, e se vi fossero, effettivi problemi di vista (le accuse si baserebbero su incroci di dati e immagini, comunque eloquenti, di telecamere che immortalano i “finti ciechi” mentre svolgono senza difficoltà attività di ogni tipo, dal fare la spesa a leggere gli scontrini).
Sulla base di queste argomentazioni, il gip Fiorenza Giorgi ha rinviato il procedimento per effettuare poi l’incidente probatorio sulla base di una perizia ad hoc che dovrà stabilire se l’indennità spettava loro e se dunque ci sia stata o meno truffa.
Gli indagati sono: Rosa B., 82 anni, di Varazze; Giuliana G., 42, di Savona; Giuseppina P., 72, di Albisola Superiore; Elena B., 79, di Vado Ligure; Giovanna S., 81, anche lei di Albisola Superiore; Davide F., 45, di Savona. Secondo l’accusa il danno procurato allo Stato ammonterebbe a seicentomila euro.
L’indagine della guardia di Finanza era stata condotta su un “campione” di circa una cinquantina di ciechi residenti in provincia e che, in base ai tabulati dell’Inps, avevano bisogno dell’accompagnamento in quanto portatori di un handicap totale o comunque che impediva loro di svolgere le normali attività quotidiane. Gli accertamenti dei finanzieri hanno dimostrato invece che in sei casi le persone eseguivano in piena autonomia una serie di attività che, stando all’handicap certificato dall’apposita commissione, sarebbero stati impossibili.
