Liguria. Bottoni, stabilimenti balneari, terme, gallerie d’arte, gioiellerie, un caseificio e farmacie sono alcune voci di spesa che la Guardia di finanza ha trovato nei bilanci 2010 e 2011 di alcuni gruppi consiliari della Regione Liguria e che, da un primo esame, sono risultati incongrui rispetto alle funzionalità politiche previste dalla legge.
Lo si è appreso da fonti investigative. Dopo l’acquisizione di oggi di documenti nel Consiglio regionale della Liguria, il pm Francesco Pinto ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di peculato. Secondo quanto ha riferito il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, l’attività della Guardia di finanza di oggi in Regione nasce da un procedimento aperto a suo tempo nel quale erano stati acquisiti i rendiconti del 2010-2011.
Di Lecce ha spiegato che dal primo esame di questa documentazione sono emerse “alcune incongruenze con diverse modalità sull’utilizzo di denaro”. “E’ nata così l’esigenza di acquisire i documenti relativi al 2012 in quanto il termine per la presentazione dei rendiconti in Regione scade il 31 gennaio prossimo” ha detto.