Cronaca

Ragazzo disabile allontanato dalla squadra di basket, Vignola: “Lo abbiamo sempre aiutato”

basket loano

Loano. Non ci sta il presidente dei Basket Loano ad incassare le accuse che arrivano da politici e istituzioni a proposito della gestione della vicenda di Walter, il ragazzino disabile che sarebbe stato escluso dalla società di pallacanestro loanese perché non in grado di allenarsi come gli altri. Un caso che, secondo il numero uno della società cestistica, dovrebbe essere trattato con maggiore cognizione di causa.

“E’ veramente ingiusto, per non dire irresponsabile, da parte dei rappresentanti politici, nella fattispecie la sig.ra Maruska Piredda, accusare di inciviltà e discriminazione la Società sportiva che rappresento, senza prima cercare di capire come è stata realmente gestita la vicenda – esordisce il presidente Marco Vignola – E’ troppo facile, per non dire comodo, da parte della famiglia di Walter, scaricare sulle spalle della società sportiva che rappresento la gestione della disabilità del figlio senza assolutamente voler comprendere ed accettare, durante questi 3 anni di collaborazione, le reali problematiche che tale impegno ha comportato”.

“E’ invece troppo difficile, ed oggi posso dire impossibile, da parte di una società sportiva come il Basket Loano, riuscire a vincere questa sfida di umana solidarietà senza avere le competenze e le risorse per farlo. Il cuore molte volte non basta – precisa Vignola – Il nostro primo errore, se di errore si tratta, è stato proprio quello di accettare questa sfida tre anni fa. Il nostro secondo errore, forse il più grave dei due, è stato quello di non riuscire ad interrompere prima il rapporto con la famiglia perché guidati da un’estrema umanità verso Walter”.

“Se la si vuole dire tutta, il nostro vero errore in tutta questa vicenda è stato quello di essere stati esageratamente civili e solidali verso la disabilità di Walter, e non l’esatto contrario come vuol far credere all’opinione pubblica la famiglia attraverso le irriguardose parole della signora Maruska Piredda”.

“Ritengo sia stata lesa in modo evidente l’immagine del Basket Loano e di tutti quei volontari che mettono quotidianamente a disposizione il loro tempo libero nello sport e nel sociale.
All’opinione pubblica è stata volutamente comunicata la sentenza di inciviltà e discriminazione nei confronti della nostra società senza possibilità di contraddittorio. E tutto questo a che pro? Mi sembra più propaganda politica che volontà di tutelare in modo pieno il bambino, che è il vero nodo della vicenda. Mi sembra che il comunicato stampa della signora Piredda abbia sortito l’effetto contrario. Mi viene da pensare che da domani ci saranno sempre meno società sportive volenterose come il Basket Loano che vorranno accettare l’impegno di ospitare un bambino disabile, proprio perché conscie dei propri limiti organizzativi e strutturali. Da domani un caso come quello di Walter non potrà più scoppiare perché nessuna società sportiva, anche se guidata da umana solidarietà, si vorrà assumere l’impegno dopo lo sfortunato precedente del Basket Loano”.

“Se il Presidente della Commissione Pari Opportunità riflettesse, prima di condannare a priori, che una società sportiva non ha l’onere di sostituirsi ai servizi sociali nella sua quotidianità, forse capirebbe meglio perché il Basket Loano, in coscienza, ha valutato dopo tre anni che non basta provarci, ma occorre anche riuscirci, specialmente nel rispetto di Walter e di tutti i disabili in generale – dice ancora il presidente Vignola – Il buon nome della società e l’impegno di tante persone non possono essere messi sul banco degli imputati soltanto per la mancanza di volontà da parte della famiglia e delle istituzioni pubbliche a trovare soluzioni realmente idonee alla disabilità del bambino, come invece ha fatto il sottoscritto individuando a Genova una struttura sportiva adatta al caso”.

“A nome del Basket Loano, ma anche a nome di tutte le società sportive di buona volontà come la nostra, mi ritengo altamente offeso per come siamo stati coinvolti in questa dolorosa vicenda. E per concludere mi sorge spontanea una domanda: oggi in Italia quante società sportive che praticano sport agonistici di squadra stanno ospitando un disabile tra le loro fila a dispetto dei regolamenti che impongono di presentare il certificato di idoneità?”, conclude il presidente della società sportiva loanese.